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Abruzzo, ipotesi zona rossa: record di contagi

Covid

Ipotesi zona rossa per l'Abruzzo a causa del record di contagi e delle difficoltà delle terapie intensive.

Sono molto alte le probabilità che l’Abruzzo possa entrare presto in zona rossa, probabilmente a partire da domenica. Nella regione la situazione epidemiologie è sempre più grave, i contagi sono in costante aumento, così come l’occupazione dei posti letto in ospedale e nelle terapie intensive.

Ipotesi zona rossa Abruzzo

La situazione epidemiologica in Abruzzo si sta aggravando e sta destando non poca preoccupazione. A partire da domenica la Regione potrebbe entrare in zona rossa, a causa del record di contagi e delle difficoltà delle terapie intensive. Il Covid Hospital di Pescara, realizzato durante la prima ondata della pandemia, ha esaurito tutti i posti letto disponibili ed è stato necessario riconvertire in fretta alcuni reparti dell’ospedale. La situazione è preoccupante anche a Chieti, con i contagi in aumento quotidianamente a causa della diffusione della variante inglese. Il tasso di occupazione delle terapie intensive è pari al 33,3% con una soglia di allarme che il Ministero ha fissato al 30%. I ricoverati in area medica sono 551, con un aumento di 16 rispetto al giorno precedente, ed è stato occupato il 36,9% dei 1.491 posti letto disponibili.

Con questi numeri e la diffusione della variante inglese, sembra ormai certo che da domenica l’Abruzzo entrerà in zona rossa, anche se la certificazione ufficiale arriverà venerdì 19 febbraio, con la pubblicazione dei nuovi dati del monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità. L’indice Rt, probabilmente, sta superando al soglia di 1,25, il limite fissato dal ministero per l’ingresso in zona rossa. Questo dato, insieme all’occupazione dei reparti di terapia intensiva, potrebbe portare ad un inasprimento delle misure di contenimento dei contagi. A Chieti nell’ultimo mese sono stati colpiti soprattutto i ragazzi tra i 7 e i 18 anni, con un tasso di incidenza pari a 752 ogni 100 mila abitanti. La fascia di età a rischio si è abbassata: quella tra 19-65 anni rappresenta il 63% del totale.