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Bracconeri e Dalla Chiesa: lite sulla carne d'agnello

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Bracconeri e Dalla Chiesa litigano riguardo al consumo o meno della carne d'agnello: una tradizione che fa sempre più discutere

Le vacanze pasquali sono quasi concluse; come ogni anno, da qualche tempo a questa parte, si scatena il dibattito sul consumare o no la carne d’agnello. Anche i personaggi più noti del mondo dello spettacolo partecipano alla diatriba, a volte anche battibeccando. Questo è stato il caso di Fabrizio Bracconeri e Rita Dalla Chiesa: in un acceso ma civile scambio su Twitter (i due si conoscono da anni), la conduttrice ha rimproverato il collega per aver mangiato l’agnello.

Il piccolo litigio su Twitter

Tutto ha inizio con questo tweet di Bracconeri: “Devo dire che l’agnello è buono ma un po’ pesante… forse ho esagerato!!! Stasera pure al forno con patate”. Pronta la replica di Dalla Chiesa: “Ma come cavolo si fa a mangiare un agnellino??? Non potevi lasciarlo vivere??? Non avevi proprio nient’altro da mangiare?????”. Bracconeri continua affermando che “quando si va a casa di altri si rispettano le loro regole. (…) Io rispetto gli animali ma non ho mai detto che non li mangio” e aggiunge: “Nessuno si lamenta di cavallette o lombrichi che ora ci hanno imposto?”. La conduttrice invece cerca di contestualizzare le differenze di consumo (“Lombrichi e cavallette non li mangia nessuno”) e ricorda che “(…) gli agnellini vengono sgozzati per una tradizione che dovrebbe essere di pace. Tu sei una persona buona e sensibile. Non è da te…”. “Come non li mangia nessuno???-risponde Bracconeri in riferimento agli insetti- Ma se fanno feste e simposi per divulgarne il consumo!! Rita, in 30 anni, quante volte abbiamo mangiato insieme?”: a quanto pare, il conduttore non è un grande consumatore di carne, circostanza confermata poi da Dalla Chiesa che, appunto per questo, ha voluto manifestare tutto il suo stupore. Infine, una stoccata tutta politica cui Bracconeri non è nuovo: “Lo Stato detta le regole e noi semplicemente non abbiamo uno Stato”.

Le battaglie degli animalisti

Da anni, gli animalisti invitano a riflettere su quanto accade ai piccoli agnelli poco prima della celebrazione della Pasqua. Prima delle festività pasquali, l’attività nei macelli si intensifica e si salta spesso la fase di stordimento preventivo, obbligatorio per legge. L’associazione Animalisti Italiani Onlus ha organizzato, per il quinto anno consecutivo, la manifestazione Save the Lamb, per “invitare i cattolici a risparmiare la vita degli agnelli durante le festività pasquali”. E le diverse campagne di sensibilizzazione stanno avendo successo, nonostante altri dati: il Codacons ha stimato che il consumo di carne d’agnello durante la Pasqua è diminuito del 1o%.

Una tradizione

Il consumo della carne di agnello con scopo rituale/commemorativo risale all’ebraismo. La Pasqua ebraica, come è noto, ricorda la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù egiziana. Secondo la Bibbia Dio, osservando l’ostinazione del Faraone nel mantenere posizione contraria alla emancipazione degli schiavi, scaglia sull’Egitto l’ultima piaga, la più terribile: tutti i primogeniti egiziani devono morire. Il popolo d’Israele deve macchiare la porta della propria casa con sangue d’agnello; in questo modo, l’angelo della morte sa chi deve essere risparmiato. Distrutto dall’enorme perdita, il Faraone libera il popolo ebraico. In questo caso quindi, la Pasqua commemora non tanto la redenzione del peccato (come nel caso cristiano), ma piuttosto l’agognata libertà. Per la religione cristiana, l’agnello rappresenta Gesù Cristo. Nel Vangelo, san Giovanni Battista definisce Gesù “l’Agnello di Dio, ecco colui che prende su di sé il peccato del mondo”. Questa frase è, in un certo senso, un anello di congiunzione tra Antico e Nuovo Testamento.