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Ciclismo, doping in team dilettanti: arresti a Lucca

Doping

Una serie di arresti per doping effettuati dalla Polizia di Lucca nei confronti dei dirigenti di una delle maggiori squadre dilettanti di ciclismo.

Lucca, la Polizia ha effettuato stamane una serie di arresti diretti contro i dirigenti di una delle maggiori squadre dilettanti del ciclismo italiano. Si tratta della Altopack Eppela. Tra gli arrestati ci sono il proprietario del team, l’ex direttore sportivo e un farmacista. Per loro l’accusa è di doping e di incitamenti dei giovani (e giovanissimi) sportivi a fare uso di farmaci vietati. Secondo gli uomini della Polizia di Lucca vi era un vero e proprio sistema di induzione al doping. L’inchiesta è stata estesa anche alle altre provincie della Toscana. A dirigere le indagini gli uomini del Servizio Centrale Operativo (SCO) in collaborazione con la Squadra Mobile di Lucca. Alle ore 11 si terrà una conferenza stampa per rispondere alle domande della stampa e chiarire i contorni dell’indagine.

Doping

Secondo quando scoperto dalla Polizia, pare che fosse proprio il direttore della Altopack Eppela a incitare i giovani atleti a fare uso dei farmaci proibiti. Tra questi si registra l’uso di epo in microdosi, ormoni per la crescita e antidolorifici a base di oppiacei. Una vera e propria operazione di traviamento che ha portato i dirigenti a finire in carcere. Durante le indagini è stato perquisito anche lo studio di un penalista di Lucca, che però non è coinvolto nella difesa di nessuno dei tre arrestati.

Le indagini dello SCO e della Mobile di Lucca erano partiti dalla morte di Linas Rumas, 21enne, promessa e stella futura del ciclismo, venuto a mancare lo scorso 2 Maggio (2017). Rumas era morto in circostanze poco chiare e in maniera del tutto improvvisa. Correva proprio per la Altopack Eppela, che era finita al centro della cronaca e delle indagini. Il giovane Rumas era il figlio dell’ex campione mondiale di ciclismo, il lituano Raimondas Rumas.

Una vicenda torbida su cui verrà fatta maggiore chiarezza nel corso della conferenza stampa che si terrà oggi alle 11 presso la Questura di Lucca. Vi terremo in aggiornamento su questa vicenda che ha investito il ciclismo giovanile italiano.

L’indagine

Le indagini descrivono i contorni di un mondo oscuro, posizionato dietro la facciata lucente degli slogan e della cronaca. Il meccanismo del caso di Lucca funzionava così, secondo quanto ricostruito dalla Polizia. Il proprietario del team reclutava i giovani più promettenti e in un secondo momento li spingeva a doparsi. Questo avveniva con il consenso del direttore sportivo. Il farmacista, connivente al meccanismo, passava sottobanco i farmaci proibiti ai giovani atleti.

L’assunzione dei farmaci avveniva presso l’abitazione privata dei genitori del proprietario della Altopack-Eppela. Qui ai giovani venivano somministrati i farmaci, tenuti nascosti all’interno del frigo. Il direttore sportivo forniva la consulenza medica per somministrare le sostanze in maniera tale da frodare i controlli e nascondere la positività ai test. Il Gip di Lucca ha dunque emesso 5 ordini di custodia cautelare (Proprietario team, direttore sportivo,farmacista e i genitori del proprietario del team). L’accusa è di associazione a delinquere ai fini di alterare le prestazioni atletiche dei giovani. A questa segue l’accusa di aver commercializzato farmaci dopanti attraverso canali illeciti.

Oltre ai 5 arrestati, vi sono 17 indagati dalla Procura di Lucca coinvolti nell’inchiesta. Tra di loro anche il secondo direttore sportivo del team che pur non partecipando direttamente avrebbe avuto alcune connivenze. Finito nel mirino anche un noto medico che avrebbe fornito consulenze mediche sul tipo di farmaci dopanti da usare.

Un circolo vizioso che infanga ancora una volta il nome del ciclismo italiano. Un caso reso ancora più grave (almeno moralmente) per via della giovane età degli interessati. Malgrado le molteplici inchieste che hanno investito questo sotto-mondo, il movimento oscuro della pratica del doping rimane ben ancorata al suo posto.