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Elena, l'infermiera della foto simbolo di Mariupol racconta la sua nuova vita in Italia

Parla l'infermiera simbolo di Mariupol

"Casa mia non c'è più". In un'intervista l'infermiera della foto simbolo di Mariupol inizia un nuovo percorso con i nipoti nel nostro paese

La sua foto con la benda in testa dopo il bombardamento di Mariupol ha fatto il giro del mondo. Ora Elena Karas vive in Italia con i due nipotini e ha già trovato lavoro. Ma in Ucraina si trovano ancora la figlia e l’anziana madre.

Elena Karas e la sua foto simbolo di Mariupol

La foto che la ritraeva con una benda in testa, soccorsa da un soldato ucraino dopo il bombardamento dell’Ospedale Pediatrico di Mariupol, ha fatto il giro del mondo.

In qualche modo il suo volto è diventato un simbolo, uno dei tanti simboli di questa atroce guerra. 

Da quasi un mese Elena Karas vive in Italia insieme ai suoi nipoti Nikita e Makar. Tutti ospitati da una famiglia che vive a Sommacampagna, alle porte di Verona nella stanza della figlia che oggi ha 25 anni e vive a Bergamo.

I ricordi dell’esplosione

Nell’intervista pubblicata oggi dal Corriere del Veneto, i due coniugi  – Damiano Spinelli e Rossella Bianconi – parlano del rapporto di reciproco arricchimento di questa esperienza. Una bella pagina di scambio culturale se non fosse per lo sfondo cupo della guerra che incombe sull’infermiera. Che nell’intervista ricorda i terribili momenti dell’esplosione:

” Tempo un paio di secondi e la finestra accanto a me è esplosa e l’intera stanza era avvolta da una polvere bianca. È stato spaventoso. Un armadio era caduto schiacciando una collega, l’abbiamo liberata e poi ci siamo detti che dovevamo portare i bambini al riparo nel seminterrato”.

A Mariupol si trova ancora la figlia, soldatessa che combatte nell’esercito ucraino  e l‘anziana madre,che ha dfficoltà a camminare. Di quest’ultima non ha più notizie: “Spero sia ancora viva: non riesco a parlarle da dieci giorni”

Un nuovo lavoro

Nonostante la preoccupazione e la desolazione che incombe nei suoi ricordi – “Casa mia non c’è più. E neppure le case dei miei vicini e il reparto in cui lavoravo. È tutto sparito” – Elena non si è persa d’animo e ha subito cercato e trovato un lavoro:

” Finora ho aiutato, come volontaria, una donna non autosufficiente. Ma a partire dalla prossima settimana sarò finalmente assunta come infermiera in una casa di riposo di Verona. È un punto di partenza. Ma voglio studiare, devo imparare a prendermi cura degli anziani”.  L’infermiera infatti, a Mariupol si prendeva cura dei bambini.

La ricerca di una parvenza di normalità

Ora la ricerca di un minimo di stabilità, anche per i suoi nipoti, che si spera presto potranno andare a scuola: “Loro hanno bisogno di questo” conclude la Signora Rossella nell’intervista al Corriere della Sera “una parvenza di normalità“.