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Elezioni in Polonia, Tusk: "ha vinto la democrazia"

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Dopo otto anni, i risultati delle elezioni in Polonia segnano un cambio di rotta

Dopo una campagna elettorale aspra ed emotiva, l’affluenza alle urne è stata stimata a quasi il 74% degli aventi diritto. Si tratta del livello più alto nei 34 anni di democrazia del Paese.

Elezioni in Polonia: i risultati

Con oltre l’80% dei voti scrutinati, la maggioranza degli elettori ha sostenuto i partiti di opposizione che hanno promesso di invertire i ritardi democratici e di riparare le relazioni con gli alleati, tra cui l’Unione Europea e l’Ucraina. Già gli exit poll suggerivano che i cittadini si erano stancati del partito di governo Diritto e Giustizia, dopo otto anni di politiche divisive che hanno portato a frequenti proteste di piazza e miliardi di finanziamenti bloccati dall’UE per violazioni dello Stato di diritto. Secondo i primi dati il partito nazionalista PIS, sotto la guida di Jaroslaw Kaczynski, ha ottenuto il 36,1% dei voti, mentre l’opposizione centrista è al 31%.

Le prime reazioni

Pur confermandosi primo partito il PIS non riuscirebbe a raggiungere la maggioranza, nemmeno unendo i suoi seggi a quelli dei potenziali alleati di estrema destra. La Coalizione Civica di Donald Tusk, invece, ha maggiori possibilità di formare il nuovo governo. Parlando degli exit poll, il leader di governo Kaczynski ha ammesso di non sapere se il “successo del partito potrà essere trasformato in un altro mandato al potere”. “La Polonia ha vinto, la democrazia ha vinto” ha dichiarato Tusk “Questa è la fine dei tempi grami, questa è la fine del governo del PIS”.

L’affluenza più alta dal 1989

I seggi sono stati chiusi domenica alle 21:00, ma sono state segnalate code di elettori fino a notte fonda a Varsavia e Cracovia. Secondo quanto rivelato dai funzionari elettorali, l’affluenza alle urne è stata probabilmente la più alta dalla caduta del comunismo. È stato, infatti, ampiamente superato il 63% del voto storico del 1989. In base agli ultimi sondaggi, inoltre, si è recata a votare una percentuale maggiore di giovani tra i 18 e i 29 anni, rispetto agli ultrasessantenni. Tusk stesso aveva definito il voto come “vitale per il futuro nell’Unione Europea”.