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ESG, crescono gli investimenti sostenibili: una panoramica sulle strategie in Italia e nel mondo

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Secondo il Global Sustainable Investment Review, gli investimenti sostenibili ammontano a circa 35 trilioni di euro con una crescita media annua del +13%.

Crescono gli investimenti sostenibili; in base ai dati forniti dalla Global Sustainable Investment Review ammontano a circa 35 trilioni di euro con una crescita media annua nel mondo di circa il +13%.

Il Nord America è il primo mercato mondiale con il 55% circa degli asset in investimenti responsabili, seguita dall’UE. La diffusione degli asset sostenibili è dovuta principalmente a tre motivi: l’accresciuta consapevolezza per le tematiche ESG, l’interesse suscitato sui Millennials e l’impegno politico e amministrativo dei due Continenti.

Mentre però l’Europa mostra un andamento relativamente blando, Paesi come ad esempio il Giappone crescono a due cifre. La forte spinta legislativa avvenuta negli ultimi tempi in Europa, dove gli investimenti sostenibili e responsabili si sono sviluppati e diffusi prima, ha infatti influenzato le strategie ESG impiegate. La normativa richiede per esempio agli asset manager di riportare i rischi di sostenibilità e gli impatti negativi dei loro prodotti ESG, obbligandoli poi a integrare i rischi di sostenibilità nei loro investimenti. Le modifiche della Mifid II richiedono ai gestori di esaminare le preferenze di sostenibilità di ogni cliente e di proporre i prodotti adeguati al suo profilo. La strategia prevalente adottata in Europa è quella di ‘Esclusione’: emittenti e settori ( come armi, alcol, tabacco e gioco d’azzardo) che non tengono in considerazione determinati criteri ESG sono esclusi dalle scelte di investimento, mentre negli States la strategia principale è la ‘ESG Integration’, ove i fattori ESG sono palesemente inclusi nelle decisioni di investimento degli analisti.

L’integrazione ESG è un approccio di investimento largamente diffuso anche in Europa con impatti su tutte le fasi di analisi e gestione del portafoglio. Per ogni azienda di interesse vengono raccolte informazioni ESG attraverso l’invio di questionari. Viene creata una matrice di materialità che segnala le aree con rischio ESG più alto per un dato settore. I fattori materiali ESG vengono poi integrati nel processo di analisi e valutazione finanziaria del settore. Il gestore a questo punto dispone di un set informativo più completo e definito. Infine le tematiche e analisi ESG vengono immesse nel processo decisionale riferibile alla costruzione del portafoglio con effetti sulle scelte di investimento.

Nella “Survey sull’applicazione di criteri ESG nell’ambito delle politiche di investimento e delle attività di stewardship da parte dei gestori di attivi” pubblicata recentemente dalla Consob in Italia la strategia più adottata è l’engagement and voting dove l’azionariato attivo può concretizzarsi in un dialogo con il management (soft engagement), ovvero estendersi attraverso l’esercizio del voto (hard engagement). Gli investitori sempre più desiderano avere voce in capitolo su come vengono gestite le società che sono presenti nei portafogli di investimento e, ancor di più, se si tratta di sostenibilità.

La ‘partecipazione attiva’ è il mezzo attraverso il quale gli investitori possono influenzare in maniera diretta aziende, mercati ed economie e , a sua volta, la società e l’ambiente nel suo insieme. Più in generale i gestori ribadiscono l’importanza di integrare i criteri ESG nelle decisioni di investimento al fine sia di creare valore nel lungo periodo sia di ridurre il rischio legato all’investimento. Tra le motivazioni che spingono le società di gestione a considerare criteri di sostenibilità nella gestione degli investimenti c’è sicuramente l’importanza di integrare i criteri ESG nelle decisioni di investimento al fine sia di creare valore nel lungo periodo sia di ridurre il rischio legato all’investimento, i benefici della diversificazione e motivi reputazionali.