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Brasile, italiano ucciso a colpi di machete: rapina finita nel sangue

Brasile, trovato il cadavere di un italiano: ucciso a colpi di machete

Carmelo Mario Calabrese è stato ucciso da almeno 15 colpi di machete. Secondo la Polizia si è trattato di un furto finito nel sangue.

Carmelo Mario Calabrese, ex sottufficiale dell’Aeronautica originario di Artena in provincia di Roma, è stato trovato morto sulle sponde del rio Tibiri, nella penisola di Sao Luis de Maranhaon, nel nord del Brasile. Il corpo del 69enne italiano è stato ritrovato da alcuni pescatori lunedì 11 marzo con evidenti segni di violenza. Gli accertamenti dell’istituto medico legale di Sao Louis hanno rilevato che l’uomo è stato colpito da circa 15 colpi di machete alla testa e alle spalle.

Le indagini sull’omicidio

Come riporta Il Messaggero, le indagini delle forze dell’ordine brasiliane hanno permesso di ricostruire la dinamica dell’omicidio. Carmelo Mario Calabrese è stato aggredito venerdì 8 marzo nel bagno della sua abitazione a Paco do Lumiar, nello Stato brasiliano del Maranhão. Dopo averlo ucciso a colpi di machete, gli assassini lo hanno poi trascinato fino al garage e lo hanno caricato sulla sua stessa auto, fuggendo. Hanno quindi scaricato il cadavere della vittima lungo il rio Tibiri e abbandonato l’auto non molto lontano.

Ad accorgersi della scomparsa di Carmelo Mario Calabrese sono stati i vicini di casa, preoccupati per la sua prolungata e improvvisa assenza da casa. Entrati in casa del 69enne, gli agenti di Polizia hanno trovato una lunga scia di sangue che dal bagno portava fino al garage. Gli inquirenti hanno ipotizzato che si sia trattato di una rapina finita nel sangue; nell’appartamento mancano infatti diversi dispositivi elettronici di valore.

Lo hanno aggredito e gli hanno rubato tutto, ma lui non aveva soldi in casa, usava le carte prepagate. Stava bene in Brasile, era sereno, aveva molti amici. Aveva deciso di andare lì perché ci abitava uno zio, il fratello di mia madre, e si è innamorato del posto” racconta la sorella della vittima. “Lo sentivo spesso, ci mandavamo messaggi, l’ultimo è di sabato 9 marzo, ma non mi ha risposto, ero preoccupata. Perché non mi rispondi, gli ho scritto“.