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L'arcivescovo di Cracovia: "La comunità Lgbt? Un'epidemia"

Arcivescovo di Cracovia su Lgbt

L'arcivescovo di Cracovia Marek Jedraszewski ha paragonato la comunità Lgbt alla peste nera.

È polemica per le parole dell’arcivescovo di Cracovia, Marek Jedraszewski, che si è scagliato contro la comunità Lgbt definendola “un’epidemia” e paragonandola alla peste e alla dittatura bolscevica. L’attacco è avvenuto in occasione dell’anniversario dell’insurrezione partigiana della capitale polacca. L’alto prelato ha accostato la comunità arcobaleno ai danni provocati in Polonia dall’occupazione nazista prima e dal comunismo in seguito.

L’arcivescovo di Cracovia e la comunità Lgbt

“Non esiste più un’epidemia e una piaga rossa [così veniva definita la dittatura comunista, ndr] ma ne sta nascendo una nuova, creata dalla cultura degli Lgbt e dalle bandiere arcobaleno, minaccia per i valori e per la solidità sociale e familiare della nostra nazione”, ha dichiarato l’arcivescovo di Cracovia. La nuova “piaga”, ha continuato, è “un nuovo volto della minaccia bolscevica alla nostra nazione e ai nostri valori. Chiunque promuova lo difenda l’ideologia Lgbt nega la dignità della società della società della famiglia e di valori e tradizioni della nazione, come in una nuova e ancor più minacciosa sfida bolscevica alla nostra identità”. Jedraszewski ha invitato i fedeli a “difendere, contro la nuova minaccia comparabile al bolscevismo, il diritto alla vita e alla dignità di un uomo e di una donna che costituiscono una famiglia per fare figli per la patria”.

La risposta della comunità Lgbt

All’attacco dell’arcivescovo di Cracovia ha risposto Bartosz Staszewski, tra i leader della comunità Lgbt polacca. Le parole del prelato testimoniano la “vergognosa atmosfera di pogrom che Chiesa cattolica e PiS [Diritto e Giustizia, il partito anti-europeista alleato di Salvini, ndr] stanno creando in Polonia. In passato il capro espiatorio di ogni intolleranza erano gli ebrei, ora tocca agli Lgbt. Occorre lottare oggi come in passato”.

Attivista uccisa in Russia

Atmosfera di intolleranza si respira anche nella vicina Russia, dove a fine luglio l’attivista 41enne Yelena Grigoriyeva è stata uccisa con 8 coltellate. La donna era nota per le sue prese di posizione in difesa della comunità Lgbt, per le quali aveva già ricevuto minacce di morte. Il suo corpo è stato trovato nella notte tra sabato 20 e domenica 21 luglio nei pressi della sua abitazione di San Pietroburgo.