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Ghana, morto apicoltore italiano: attaccato da uno sciame dʼapi

morto apicoltore italiano

Francesco Ruini, apicoltore reggiano, è stata attaccato da uno sciame d'api. Si trovava in Ghana per insegnare il mestiere alla popolazione lacale.

Consulente dell’associazione “Africa libera” di Carpi, Francesco Ruini si trovava da Ferragosto nella città di Nkoranza (Ghana) per insegnare il mestiere di apicoltore alle popolazioni locali. Il 66enne è stato assalito da uno sciame d’api ed è morto a causa di uno shock anafilattico.

Morto apicoltore italiano

“Cia Reggio si stringe attorno alla famiglia Ruini per la scomparsa di Francesco, apicoltore a tempo pieno, socio Cia e tra i fondatori di Conapi” si legge in una nota della Confederazione italiana agricoltori, che annuncia la morte del 66enne.

L’uomo si trovava in Ghana per insegnare agli agricoltori africani il mestiere di apicoltore. “Francesco – ricorda infatti la Cia – era un imprenditore capace, generoso e sempre pronto a dare il proprio contributo a chi gli chiedeva un aiuto”. Era in missione in Africa centrale da Ferragosto e sarebbe dovuto rientrare in Italia il 28 agosto 2019.

Due giorni prima, il 26 agosto, Ruini è stato però assalito da uno sciame d’api, per motivi ancora da accertale. Le troppe punture gli hanno così causato uno shock anafilattico, che gli è stato fatale. Lascia una moglie e due figli.

Insegnava alle popolazioni africane

La passione per l’apicoltura Francesco Ruini l’aveva ereditata dal padre. “Il mio incontro con le api è avvenuto presto, la mia prima maschera l’ho indossata a sei anni, per accompagnare mio padre che, casaro di professione, era apicoltore per passione – raccontava così i suoi inizi -. Quando andò in pensione si dedicò alle api e io con lui. Proseguii gli studi fino alla laurea, ma decisi che l’apicoltura sarebbe stata la mia professione e così fu”.

Come rammenta sempre la Cia, il 66enne svolgeva anche attività di formazione “acquisendo molti figliocci che stanno proseguendo con successo questa attività, rendendomi particolarmente orgoglioso”, come Ruini amava ripetere quando qualcuno gli chiedeva il perché di tanto impegno.