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Ocean Viking, 218 migranti a bordo: "Italia e Malta aprino i porti"

Ocean Viking migranti

"La Libia non è un porto sicuro" ribadisce l'equipaggio della Ocean Viking lanciando un appello al governo italiano e maltese.

“Nessuno mette i suoi figli su una barca a meno che l’acqua non sia più sicura della terra” scrive su Facebook lo staff della Ocean Viking citando la poetessa Warsan Shire in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. La Ong chiede all’Italia e a Malta un porto sicuro per i 218 migranti a bordo della nave.

Ocean Viking: appello a Italia e Malta

Sull’imbarcazione di SOS Mediterranee e di Medici senza Frontiere ci sono 218 migranti in attesa di approdare in Europa, tra cui 48 minori, trenta dei quali non accompagnati: otto di loro hanno meno di cinque anni.

Il 20 settembre 2019 l’equipaggio chiede quindi urgentemente all’Italia e a Malta un porto sicuro, poiché la Ocean Viking si rifiuta di riportare in Libia i migranti soccorsi. Le autorità libiche infatti “non hanno fornito un’alternativa a Homs per sbarcare le persone salvate”, chiarisce la Ong.

Per il momento, né governo italiano né quello di La Valetta sembra aver risposto all’appello della Ocean Viking e questo nonostante l’Organizzazione internazionale per le migrazioni abbia denunciato come a Tripoli un migrante sudanese riportato indietro dalla Guardia costiera libica sia stato ucciso da un colpo di proiettile.

L’uccisione del migrante in Libia

La tragedia si è verificata nel punto di sbarco di Abusitta dopo che 103 migranti riportati in Libia hanno opposto resistenza al rimpatrio nei centri di detenzione. Il personale della IOM, che era sul posto per fornire aiuto, riferisce che uomini armati hanno quindi iniziato a sparare in aria. Un proiettile ha così colpito un migrante allo stomaco.

“L’uso di proiettili contro civili – uomini, donne e bambini vulnerabili disarmati, – è inaccettabile in qualsiasi circostanza e genera allarmi sulla sicurezza dei migranti e del personale umanitario” sottolinea quindi l’organizzazione umanitaria.

Ben 5mila migranti (donne, bambini e uomini) sono attualmente detenuti in condizioni disumane in Libia. Oltre 3mila sono costretti in strutture situate in aree di conflitto tanto da essere in pericolo di vita ogni giorno. Nel luglio 2019 infatti 53 migranti, tra cui sei minori, sono stati uccisi a seguito di un raid aereo mentre si trovavano imprigionati centro di detenzione di Tajoura.