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Brexit, lo speaker della Camera boccia il nuovo voto sull'accordo

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La decisione di John Bercow arriva a pochi giorni dall'approvazione del Parlamento dell'emendamento di Letwin.

No al nuovo voto sull’accordo con l’Unione Europea per la Brexit: è quanto ha stabilito lo speaker della Camera dei Comuni, che ha respinto la mozione di Boris Johnson. Il premier britannico non è riuscito a ottenere una nuova votazione sul deal già bocciato dal Parlamento nella seduta straordinaria di sabato 19 ottobre. Si moltiplicano le probabilità di un nuovo rinvio, che sposterebbe il termine dell’uscita dall’Ue a gennaio 2020.

Brexit, bocciato il voto sull’accordo

Per lo speaker John Bercow, il governo di Johnson non può riproporre la medesima istanza nella stessa forma in cui è già stata presentata la prima volta il 19 ottobre. Il premier Tory ha ora una settimana per ottenere il sì dal Parlamento sulle leggi attuative dell’uscita dall’Europa e ripresentare il provvedimento con “significative modifiche”.

La mattina di quella che doveva essere la giornata del secondo voto sull’accordo, il ministro per la Brexit Steve Barclay aveva annunciato che il governo avrebbe presentato alla Camera dei Comuni il Wab, ovvero il Withdrawal Agreement Bill, che regola i termini del deal negoziato da Johnson durante il Consiglio Europeo del 17 e 18 ottobre. Ma la decisione di Bercow cambia le carte in tavola e costringe il primo ministro a una nuova strategia.

La paura dei brexiteers è quella che i cosiddetti remainers, contrari all’addio all’Unione, presentino una serie di emendamenti che potrebbero bloccare l’uscita. Tra questi potrebbe esserci anche quello relativo a un referendum confermativo sulla Brexit.

Le due lettere di Johnson

I deputati della Camera dei Comuni, riuniti sabato 18 ottobre in sessione straordinaria, hanno approvato l’emendamento Letwin. Il provvedimento prevede che l’accordo di Johnson venga votato solo dopo l’approvazione del Withdrawal Agreement Bill. Dopo il voto, il premier britannico ha inviato due lettere all’Unione: una in cui applica il Benn Act, che lo obbliga a chiedere una nuova proroga; e l’altra in cui dichiara che, senza un accordo entro il 31 ottobre, il Regno Unito percorrerà la strada del no deal. Il primo ministro ha infatti dichiarato che l’invio della prima lettera è stato “un errore. Purtroppo il Parlamento mi ha imposto di chiedere un rinvio. Mi scuso per questo, non è la soluzione giusto. Spero che non teniate in considerazione la richiesta di rinvio”. A differenza della seconda missiva, la prima non porta la firma di Johson.