Scarseggiano i certificati di morte in Messico. Questo, a causa della pandemia da coronavirus che, secondo i dati ufficiali diffusi lo scorso 4 settembre, ha causato il decesso di 66.850 individui su un totale di 623.090 casi positivi. Il governo ha tuttavia ammesso che i morti potrebbero essere molti di più. La situazione è stata raccontata dal giornalista messicano Humberto Padgett e ora ripresa da un articolo del Wall Street Journal. I certificati si starebbero esaurendo, soprattutto, in tre stati con un alto numero di popolazione: Città del Messico, Baja California e lo Stato del Messico (stato federale sito nel centro sud del paese).
Messico, penuria di certificati di morte
A causa dell’esorbitante numero di decessi per coronavirus, in Messico stanno diminuendo i certificati di morte. Lo scorso 3 settembre l’epidemiologo Hugo Lopez-Gatell, viceministro dell Sanità messicana e responsabile della gestione dell’emergenza da coronavirus, aveva annunciato la stampa e la distribuzione di 1,1 milioni di nuovi certificati e che la distribuzione era già iniziata nei tre stati citati nell’introduzione dell’articolo. Particolare necessità ce l’avrebbe lo Stato del Messico, dove tali documenti sono divenuti introvabili.
Niente sepoltura senza certificati
I defunti non possono ricevere sepoltura senza gli opportuni certificati di morte. Tutto ciò porterà, come facilmente intuibile, caos, problemi di tipo sanitario, dolore per i cari e un preoccupante accumulo di cerimonie funebri. Eduardo Salinas è il titolare di un’impresa di pompe funebri chiamata La Piedad nella cittadina di Cuautitlan. Intervistato dal Wall Street Journal, Salinas ha dichiarato: “Alcune famiglie tengono i cadaveri in casa per 4-5 giorni”. I gestori di pompe funebri, a detta di Salinas, starebbero cercando di ottenere i certificati di morte dai medici dei paesi degli stati vicini.