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Feroci: “Fornire armi pesanti, così Putin capirà che deve fermarsi”

Ferdinando Nelli Feroci

Il parere diretto di Feroci sulla possibilità che la Nato metta a disposizione di Kiev i tank: “Fornire armi pesanti, così Putin capirà che deve fermarsi”

In una intervista al Mesaggero il presidente dell’Istituto Affari Internazionali e già commissario europeo, ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, non ha dubbi: “Fornire armi pesanti all’Ucraina è giusto ed ha una logica, così Putin capirà che deve fermarsi”. Il sunto è che se da un lato nell’invio di mezzi corazzati c’è il rischio di un’escalation, dall’altro che la possibilità concreta che Vladimir Putin alla fine si trovi “sfiancato” dalla continua iniezione di mezzi che l’Occidente dà a Kiev.

Feroci: “Fornire armi pesanti a Kiev”

Ha spiegato Feroci: “I Paesi Nato stanno fornendo armi alla resistenza dall’inizio, il rischio può aumentare ma credo che neanche Putin abbia interesse a un’escalation, a portare la guerra oltre i confini dell’Ucraina”. Perciò “la fornitura di armi più pesanti, offensive, ha una sua logica nel senso di continuare ad aiutare gli ucraini a resistere all’aggressione in modo brillante come già stanno facendo. L’obiettivo resta quello di creare le condizioni perché inizi un vero negoziato di pace”. E per Feroci c’è una condizione base da raggiungere: “La prima, preliminare e necessaria, è che si arrivi a un accordo, sia pure temporaneo, di cessate il fuoco. Putin però sembra non accettarlo”.

Una pace ancora lontana da raggiungere

Tutto ruoterebbe sul famoso faccia a faccia fra Putin e Zelensky, ma per Feroci “al momento non ci sono le condizioni per un vertice di persona fra i due capi di Stato, prima dev’esserci non dico un accordo già concluso fra le rispettive delegazioni, ma almeno una prospettiva concreta di intesa”. Insomma, come già asseverato dagli Stati Uniti, si profila una guerra ancora durevole: “Si, temo anch’io. Le posizioni di partenza di aggressore e aggredito sono tuttora molto distanti anche sul principio della neutralità dell’Ucraina, mancano molti e fondamentali dettagli perché si possa parlare di una convergenza. E non c’è intesa neppure sull’integrità territoriale”.