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Governo, Conte: Renzi mio collega? Ma non è un professore

Conte contro Renzi

Prima del voto di fiducia al Senato, Matteo Renzi bolla Giuseppe Conte come un "collega" perché anche lui non eletto. La replica del premier.

Il governo Conte ottiene la prima fiducia. Al Senato numeri leggermente superiori alla maggioranza formata da Lega e MoVimento 5 Stelle. Dopo il lungo discorso di Giuseppe Conte, arrivano i duri attacchi dai banchi dell’opposizione. In particolare, Matteo Renzi ironizza sul fatto che anche lui è un premier non eletto e per questo lo definisce un “collega”. Pronta la replica del neo Presidente del Consiglio.

Renzi: Conte un collega perché non eletto

“Lei può, con la sua presenza, dimostrare che una parte del racconto della XVII legislatura era falso. Lei è un premier non eletto, potrei dire un collega” commenta sarcastico Matteo Renzi. Nella giornata di ieri, Giuseppe Conte dopo un lunghissimo discorso ottiene la sua prima fiducia. In Senato infatti i voti favorevoli sono stati 171, i contrari 117 e gli astenuti 25. Il premier del governo a guida Lega e MoVimento 5 Stelle incassa quindi qualche appoggio in più. A Palazzo Madama infatti la maggioranza di governo ha 167 voti in totale, appena sei in più rispetto alla soglia minima per far sopravvivere l’esecutivo.

Prima del voto, la parola è passata ai senatori. Se dai banchi dei pentaleghisti sono piovuti solo applausi e complimenti, da quelli dell’opposizione non sono mancate critiche in particolare quelle di Forza Italia e Partito Democratico. In particolare ad annunciare che il PD non avrebbe votato la fiducia a Conte è stato l’ex premier Matteo Renzi. “Non avrà la nostra fiducia, ma avrà sempre il nostro rispetto” ha però chiarito subito il segretario dimissionario dem. Una puntualizzazione per far capire che la politica non può e deve essere fatta solo di attacchi gratuiti, come lascia intendere che facciano Lega e M5S.

“Il rispetto dei ruoli del governo e delle opposizioni. Con il giuramento lei, signor presidente, rappresenta anche noi” ricorda quindi Renzi. L’ex premier però poco dopo non mancia di lanciare una stoccata. “Dunque signor presidente del Consiglio buon lavoro. Tra l’altro lei può, con la sua presenza, dimostrare che una parte del racconto della XVII legislatura era falso. Lei è un premier non eletto, potrei dire un collega. Ma nessuno le sta negando la legittimità come avvenne nella XVII legislatura. Perché non c’è alcun motivo per negarle la legittimità. Lei rappresenta un governo che non si è presentato insieme dagli elettori”.

La replica di Giuseppe Conte

In serata è arrivata la replica di Giuseppe Conte. Dopo la lunga giornata, il premier si dirige verso la sua nuova residenza. Ai giornalisti che lo attendono sotto Palazzo Chigi, spiega prima di tutto di essere molto soddisfatto dei numeri ottenuti a Palazzo Madama. “Sono contento per la fiducia e per i numeri ottenti” ammette Conte. I cronisti gli hanno poi chiesto cosa pensasse del fatto di essere un “collega” di Matteo Renzi. Conte risponde ironico: “Non mi risulta che anche lui sia un professore”.

Il Presidente del Consiglio sembra quindi essere intenzionato ad allontanare da sé l’etichetta di “non eletto”. Ma non entra comunque nel merito della questione. Ovvero, il guidare un governo formato da una coalizione di partiti che alle elezioni si erano presentati non solo divisi ma in netta opposizione. E che apparentemente continuano a scontrarsi anche nelle varie tornate elettorali in programma, anche se guidano assieme il Paese.

Renzi a Conte: opposizione ma con rispetto

“Lei è anche il nostro presidente del Consiglio dei ministri e noi la rispetteremo sempre, in quest’aula e fuori da quest’aula” assicura comunque Renzi, proseguendo la sua dichiarazione di voto a Palazzo Madama. “La rispetteremo – continua – fuori da quest’aula là dove lei porterà il tricolore. Già nei prossimi giorni al G7 in Canada”. “La rispetteremo quando, alla fine del mese, ci rappresenterà al Consiglio europeo di Bruxelles. – prosegue ancora – La difenderemo e la rispetteremo quando, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite lei prenderà la parola a nome di tutti noi”.

Poi un affondo contro la Lega ed il MoVimento 5 Stelle: “Le garantiamo che la nostra opposizione non occuperà mai, come accaduto la scorsa legislatura, i banchi del governo in tono provocatorio. Non occuperà mai la poltrona del presidente del Senato”. Renzi continua ad elencare ciò che non farà il PD, a differenza invece di quanto fatto nella passata legislatura da leghisti e grillini.

“Non insulterà mai, sui social, i ministri della Repubblica. Non attaccherà mai le istituzioni del nostro paese al grido ‘mafia, mafia, mafia!’ che il governo della Repubblica nel gennaio del 2015 dovette ricevere da un gruppo parlamentare a Strasburgo, dando fiato a quei pregiudizi che contro di noi tanta parte dell’Europa continua ad alimentare” osserva infine.

Renzi contro La Russa

“C’è un abisso valoriale ancora oggi tra chi siede in questa parte dell’emiciclo e chi siede dall’altra parte” tanto è vero che “nel serbatoio naturale di voti (della sinistra, ndr), che era non solo il Centro Italia ma anche il Sud, hanno perso tutto: ci sarà una ragione, ci sarà un motivo” sottolinea Ignazio La Russa dopo l’intervento di Conte in Senato.

Al senatore di Fratelli d’Italia ha replicato subito dopo Matteo Renzi. “Senatore La Russa, accettiamo tutte le polemiche, ma è un dato di fatto che in quest’aula, accanto a una posizione più o meno condivisibile del M5S, vi è la presenza di una triplice posizione sul voto, l’astensione e il voto contrario di chi si è presentato insieme agli elettori”. L’ex premier polemizza sul fatto che FdI ha scelto di astenersi, che con il nuovo regolamento non è più un voto contrario.

In sostanza, Fratelli d’Italia dà un appoggio esterno alla maggioranza. Ecco perché Renzi afferma: “Prima di farci la morale si guardi allo specchio e veda come davanti agli elettori avete detto il contrario di quello che state dicendo qui”. “Avete detto che è iniziata la Terza Repubblica” prosegue. “Gli 89 giorni di teatrino cui abbiamo assistito ci fanno pensare che continui la Prima Repubblica” denuncia.

Il vocabolario del governo del cambiamento

L’ex premier infine fa notare come Lega e M5S abbiano inaugurato una loro neolingua governativa. “Quello che nella XVII legislatura era il governo dei non eletti oggi si deve dire governo dei cittadini” osserva. Ciò che era” inciucio, da oggi si deve chiamare contratto” aggiunge. “Quello che nella XVII legislatura si chiamava trionfo della partitocrazia, si deve chiamare democrazia parlamentare” ironizza. E ancora: “Un tempo c’era il “condono, si deve chiamare pace fiscale”.

Poi un affondo contro Matteo Salvini. Nel passato governo sarebbe stato bollato come un “uomo che tradiva l’alleanza che lo aveva eletto”. Oggi invece il leader della Lega, sottolinea Renzi, deve essere indicato come un “cittadino che aiuta il governo a superare la frasi di crisi”. Insomma, i pentaleghisti forse non riusciranno a cambiare l’Italia ma sicuramente hanno già cambiato il vocabolario.

Alternativa è solo il PD

Il segretario dimissionario dem avverte infine gli elettori. “Una parte importante dell’opinione pubblica crede che in quei banchi ci sia il bipolarismo di domani. Noi pensiamo che in quei banchi ci sia la coalizione di domani” afferma. Renzi ricorda quindi le similitudini tra Lega e MoVimento 5 Stelle. “Qualcuno è entrato in Parlamento nel 1992 agitando un cappio, chi vi è entrato nel 2013 agitava più banalmente un apriscatole per il tonno”.

L’ex Presidente del Consiglio però evidenzia come entrambi i partiti usino “tecniche di aggressione verbale in particolare sui social network”. “Anche noi potremmo fare l’elenco e lo screaning delle persone che stanno da quella parte del tavolo” avverte. “E sottolineare – osserva come qualcuno di voi ha assunto parenti come portaborse, qualcuno di voi ha utilizzato la prescrizione, qualcuno di voi ha avuto problemi con il finanziamento ai partiti, qualcuno di voi ha avuto intercettazioni antipatiche, problemi con il fisco”. Si può dire tutto, puntualizza il senatore dem, ma niente giustifica l’aggressione verbale.

L’alternativa è “radicalmente un’altra” assicura quindi Renzi, convinto del fatto che dopo questo governo anche gli elettori si accorgeranno della differenza intrinseca del PD. E forse la rimpiangeranno. “Siamo un’altra cosa (anche, ndr) sull’Europa” chiarisce infine. Rivolto a Giuseppe Conte, gli fa notare difatti: “Lei presidente del Consiglio si gira alla sua destra e ha il vicepresidente del Consiglio la cui forza politica siede al parlamento europeo con Farage, alla sua sinistra ha il vicepresidente del Consiglio che siede al parlamento europeo con Marine Le Pen”.

Differenza tra Stato e potere

Infine, Matteo Renzi ribatte ad una recente dichiarazione di Luigi Di Maio. Il leader del MoVimento 5 Stelle ha infatti detto: “Lo Stato siamo noi”. “Io non credo che quella frase sia felice, ma vorrei dirle – forse la stupirò e sicuramente stupisce me – che sono d’accordo con il principio, se l’ho capito” spiega. “Non sono d’accordo con la frase ‘L’état c’est moi’ di Luigi XIV” osserva però. “Lei non è lo Stato, vice presidente Di Maio. Voi siete il potere oggi e in questa ha ragione a dire che tocca a voi” precisa.

“Non avete più alibi rispetto a ciò che avete da fare. Voi oggi rappresentate il potere, il governo, l’establishment” avverte l’ex premier. “Noi faremo il nostro dovere di opposizione” ribadisce. “Inizieremo la settimana prossima, o quando saranno pronte le Commissioni, convocando la ministra della Difesa nella sede del Copasir, – annuncia quindi – per chiarire dei punti che ella conosce e che credo sia importante vadano conosciuti anche dagli altri”.

Renzi quindi promette: “Non vi faremo sconti ma saremo sempre dalla vostra parte quando difenderete l’interesse del Paese”. L’ex premier ci tiene infatti a ricorda che “prima delle divisioni di parte c’è l’Italia e l’Italia ha bisogno di verità e chiarezza e non di polemiche e di campagna elettorale”.