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Strage di Nassiriya, 12 novembre 2003: le vittime e il riassunto dell'attentato

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Il riassunto della Strage di Nassiriya, l'attentato terroristico che il 12 novembre 2003 seminò vittime nella base del Comando italiano in Iraq.

Nel 2003 tremila uomini delle Forze Armate italiane parteciparono a una missione di pace in Iraq, denominata Operazione Antica Babilonia. Il 12 novembre di quell’anno, un’autocisterna blu irruppe nella base “Maestrale” di Nassiriya, una delle due sedi coinvolte, provocando una strage.

Strage di Nassiriya, il riassunto del 12 novembre

Il conflitto in Iraq era terminato ufficialmente da sei mesi e l’Onu aveva perciò invitato tutti gli Stati a collaborare per risollevare il Paese. Il contributo italiano alla missione di “peacekeeping” prese il via dal 15 luglio 2003. Il Reggimento si era stanziato in due postazioni: base “Maestrale”, sede dell’Unità di Manovra e base “Libeccio”. Erano divise da poche centinaia di metri e permettevano di mantenere un contatto ravvicinato con la popolazione di Nassiriya, capoluogo della regione di Dhi Qar.

Alle 10:40 (ora irachena) del 12 novembre, improvvisamente, un camion sfondò la recinzione della base italiana dei Carabinieri. Era carico di esplosivo: circa 300 chili di tritolo mescolati a liquido infiammabile. La detonazione provocò il crollo di gran parte dell’edificio principale e mandò in frantumi i vetri della palazzina in cui risiedeva il Comando. Molti mezzi militari presero fuoco, così come il deposito delle munizioni.

Il bilancio fu devastante: 28 morti, dei quali 19 italiani (dodici carabinieri) e 9 iracheni. Ma i danni sarebbero stati maggiori se non fosse intervenuto tempestivamente Andrea Filippa, carabiniere di guardia all’ingresso, che riuscì a uccidere i due attentatori prima che la cisterna potesse esplodere all’interno. Nel punto in cui avvenne l’esplosione si formò un cratere profondo 8 metri. L’allora ministro della Difesa Antonio Martino, giunto sul luogo l’indomani, lo definì “il nostro Ground Zero“.

Le vittime della Strage di Nassiriya

L’esplosione fu tremenda e ne conseguì un resoconto impietoso. Morirono 12 militari dell’Arma: insieme ad Andrea Filippa, persero la vita Massimiliano Bruno, Giovanni Cavallaro, Giuseppe Coletta, Enzo Fregosi, Daniele Ghione, Horacio Majorana, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Filippo Merlino, Alfio Ragazzi e Alfonso Trincone.

Oltre a loro, rimasero coinvolti 5 militari dell’Esercito: Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Alessandro Carrisi, Emanuele Ferrero e Pietro Petrucci. Infine, morirono persino 2 civili italiani: Stefano Rolla e Marco Beci, impegnati nelle riprese di uno sceneggiato sulla ricostruzione del Paese. Non vanno dimenticati anche i 9 iracheni che persero la vita nell’attentato e le 58 persone che rimasero ferite.

La notizia giunge in Italia

Gli italiani appresero quanto accaduto e si unistrono in un cordoglio unanime, abbracciando i parenti delle vittime. Emersero inoltre le prime riflessioni su quali fossero le reali motivazioni della presenza italiana in Iraq: le inchieste giornalistiche parlavano dell’interesse verso i pozzi petroliferi dell’area.

I funerali di Stato si tennero il 18 novembre nella Basilica di San Paolo fuori le mura. Parteciparono decine di migliaia di persone, che accompagnarono con un silenzio irreale e commovente i feretri scortati in chiesa dai Corazzieri a cavallo. Lungo il percorso del corteo funebre non c’è palazzo che non esponga il tricolore.

La Strage di Nassiriya: le conseguenze

Le ipotesi su esecutori e mandanti furono tante e le indagini permisero di individuare i responsabili nel gruppo terroristico Al Qaeda e nel suo leader Al Zarqawi. Furono però archiviate, in quanto nessuno dei coinvolti era più in vita.

Il comandante islamico avrebbe reclutato terroristi provenienti da diverse zone, in quanto la popolazione locale non era ostile. La missione italiana infatti prevedeva come principali obiettivi il mantenimento della pace e la ricostruzione delle infrastrutture.

Gli attentati non si fermeranno nell’area e i caduti italiani saliranno a 28 su 50 totali. Di conseguenza, l’opinione pubblica italiana chiederà a gran voce il ritiro delle truppe, che inizierà e si completerà nel corso del 2006. Alle vittime di Nassiriya sono state dedicate vie, piazze ed edifici in tutta Italia.