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I tamponi a chi arriva dalla Cina non servono a fermare il Covid: l'allarme di Gimbe

Covid

Covid, Il presidente della Fondazione Gimbe si esprime negativamente riguardo lo screening sugli arrivi dalla Cina come mezzo per contenere il contagio

Lo screening sugli arrivi dalla Cina non blocca il Covid. A sostenerlo è il presidente della Fondazione Gimbe Nino Caltabellotta, che assegna un senso ai test effettuati su chi arriva dal Paese asiatico soltanto per ciò che concerne l’individuazione di nuove varianti.

Il caso specifico dell’Italia

L’obiettivo del nostro Paese per Caltabelotta è quello di potenziare le strategie di sanità pubblica: rafforzamento delle attività di sequenziamento e aumento delle coperture vaccinali, mantenendo invariata la raccomandazione di utilizzare le mascherine all’interno di luoghi chiusi e affollati. «Di dubbia efficacia per arginare la circolazione virale lo screening dei viaggiatori in arrivo dalla Cina» commenta. Tre le ragioni addotte: meno del 10% dei passeggeri arriva con voli diretti; l’estrema contagiosità di Omicron riduce l’efficacia – già minima – degli screening; in ogni caso, la gestione dei positivi sarebbe affidata all’isolamento fiduciario.

Fondazione Gimbe, come monitora il Covid?

Si tratta di un monitoraggio indipendente del SARS-CoV-2 da parte della Fondazione Gimbe. I dati pandemici vengono riassunti e analizzati settimanalmente: negli ultimi sette giorni i casi di positività sono aumentati dell’11,4%, raggiungendo un numero di 135.977. Sono aumentati anche i decessi: nel numero di 775, sono al +9,8% rispetto alla scorsa settimana. In calo, invece, i casi di isolamento domiciliare e di terapia intensiva.