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Strage di Ustica, l’inchiesta verso l’archiviazione: “Impossibile definire ufficialmente il traffico aereo”

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Si avvia inesorabilmente verso l’archiviazione l’inchiesta della Procura di Roma sulla strage di Ustica del 27 giugno 1980.

L’inchiesta sulla strage di Ustica dei pm di Roma si avvia verso l’archiviazione. Al momento, non è ancora stato presentato nessun atto formale ma la conclusione sembra ormai essere inevitabile. Dalle perizie, infatti, è emerso che sarebbe “impossibile definire ufficialmente il traffico aereo.

Strage di Ustica, l’inchiesta verso l’archiviazione: “Impossibile definire ufficialmente il traffico aereo”

Sulla strage di Ustica, che ha causato la morte di 81 parsone, la Procura di Roma ha avviato un’inchiesta sulla quale sta lavorando da oltre quindici anni. Con il procedimento, coordinato dall’aggiunto Erminio Amelio, si è tentato di svelare la verità dei fatti che si consumarono la notte del 27 giugno 1980 a bordo del Dc9 dell’Itavia decollato da Palermo e diretto a Bologna. Nonostante le rogatorie, le audizioni, le acquisizioni di atti e le analisi di documenti, in occasione del 43esimo anniversario della tragedia, non si è ancora riusciti a far chiarezza sull’intera vicenda.

Stando al fascicolo aperto a Roma contro ignoti, la strage fu la conseguenza di uno “scenario di guerra”. Secondo quanto scritto da Repubblica, il quadrante aereo sul Mediterraneo si trasformò di colpo con aerei militari che si incrociarono sul mar Tirreno dopo essere decollati dalla base francese di Solenzara, struttura dell’Armée de l’air in Corsica. I dati ufficiali non riportano nessuna esercitazione ma gli inquirenti hanno esaminati i dati registrati dai radar e trascritti nei plot, individuando tracce di caccia militari senza che fosse possibile definire ufficialmente la “paternità del traffico aereo”.

Le perizie effettuate hanno determinato che il Dc9 dell’Itavia sarebbe stato abbattuto da un’orda d’urto generata da un missile esploso nei pressi della fusoliera. Sarebbe esclusa, quindi, la pista dell’esistenza di una bomba a bordo del velivolo.

La riapertura delle indagini

A giugno 2008, la procura di Roma ha riaperto le indagini sulla Strage di Ustica dopo aver convocato e ascoltato testimoni come il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga e l’allora sottosegretario alla presidenza del consiglio Giuliano Amato.

L’iniziativa prese forma dopo le dichiarazioni di Cossiga che affermò che ad abbattere il Dc9 sarebbe stato un missile “a risonanza e non ad impatto” lanciato da un aereo della Marina militare francese. Come riportano gli atti dell’indagini, riporta Repubblica, i verbali delle audizioni di alcuni piloti francesi hanno confermato che la notte della tragedia il traffico aereo dalla base militare in Corsica fu estremamente intenso.

Nel 2013, una sentenza della Cassazione ha stabilito che la tesi del missile “è abbondantemente e congruamente motivata” mentre il fallimento di Itavia potrebbe essere stato provocato dalla “significativa attività di depistaggio” che ebbe luogo negli anni immediatamente successivi alla vicenda.

Intanto, l’ex ministro per i Rapporti con il Parlamento nei governi Berlusconi dal 2001 al 2006, Carlo Giovanardi, ha dichiarato: “A nome del governo italiano, mai contraddetto da nessun altro Gabinetto ho illustrato in Parlamento le risposte alle nostre 36 rogatorie internazionali di Francia e Stati Uniti e dato lettura dei messaggi personali di Jacques Chirac e Bill Clinton a Giuliano Amato, nei quali i due presidenti negavano al nostro presidente del Consiglio ogni coinvolgimento in quel disastro aereo – e ha aggiunto –. È stato accertato inoltre tecnicamente, con certezza assoluta che il Dc9 è stato abbattuto dalla esplosione di una bomba collocata nella toilette di bordo. Nessun presidente dl Consiglio italiano, dei governi di centrodestra o centrosinistra, ha mai successivamente sollevato la questione con i nostri alleati nelle decine di incontri bilaterali degli ultimi trent’anni”