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L’addio con rammarico di Gelmini a FI: “Ieri fatto gravissimo, Putin sarà contento”

Mariastella Gelmini

L’addio con rammarico di Mariastella Gelmini a FI e l'appiattimento acritico degli azzurri sulla linea leghista: “Ieri fatto gravissimo, Putin sarà contento”

L’addio con rammarico di Mariastella Gelmini a FI e la crisi di governo diventano appannaggio di una intervista al Corriere della Sera: “Ieri fatto gravissimo, Putin sarà contento”. La ministra per gli Affari regionali spiega perché quello azzurro è stato un atto “irresponsabile” e annuncia che la sua decisione di lasciare il partito di Silvio Berlusconi dopo 25 anni non è compiuta, non ancora e non almeno in quanto a dove confluire politicamente: “Non ho preso alcuna decisione, non so cosa farò. Rifletto, ci penserò”. Ha detto la Gelmini, che con l’addio di Mario Draghi paventa uno “strappo” nella saldezza atlantica: “Quello che è successo ieri è gravissimo”. 

L’addio con rammarico di Gelmini a FI 

“La crisi si era aperta a causa delle convulsioni del M5S: non era facile riuscire a prendersi la responsabilità di portare il Paese al voto in mezzo a una crisi senza precedenti, con l’inflazione ai massimi da quaranta anni, e una guerra”. E ancora: “La FI che ho conosciuto in questi venticinque anni di militanza e di impegno politico, sarebbe stata dalla parte di Mario Draghi, che ha fatto un ottimo lavoro, è un convinto europeista, e che certo non è di sinistra”. Poi Gelmini affonda: “Lega e FI il governo lo hanno sempre sopportato e non supportato. E già dalla settimana scorsa la Lega ha cominciato a mettere paletti, fino ad arrivare a prefigurare la richiesta di sostituire un ministro come Lamorgese (che non è dei 5 Stelle!), senza che da FI si alzasse una sola voce critica”. 

“Appiattimento acritico sulla Lega”

“La gestione di ieri è stata la rappresentazione dell’appiattimento acritico sulla Lega ed è stato il colpo definitivo di una storia ultra ventennale di battaglie liberali, riformiste ed europeiste”. E in chiosa: “Avranno anche il consenso dei tassisti probabilmente, ma non quello di chi crede nelle riforme, nell’UE, nel liberalismo e nella concorrenza. Non potevo restare un minuto in più in un partito che non riconosco”.