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Laura Ziliani, il ragazzo di una delle figlie cercava informazioni su come realizzare l'omicidio

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Caso Laura Ziliani: emergono macabri dettagli sull'omicidio dell'ex vigilessa ritrovata morta nel Bresciano.

Emergono nuovi dettagli riguardanti i tre arresti compiuti in seguito all’omicidio di Lura Ziliani, l’ex vigilessa scomparsa da Temù lo scorso 8 maggio e trovata morta tre mesi dopo.

L’omicidio di Laura Ziliani

Secondo quanto descritto dalla Procura di Brescia, quello dell’ex vigilessa Laura Ziliani è stato un omicidio studiato in ogni dettagli. Questa mattina – 24 settebre – sono stati arrestati i tre colpevoli del delitto: le due figlie della donna, Silvia Zani e Paola Zani, e il fidanzato della maggiore, Mirto Milani.

La vittima – 55enne – era uscita di casa per una passeggiata e non fece più ritorno. Fu ritrovata solo lo scorso agosto lungo un torrente che porta alla centrale idroelettrica di Temù, in provincia di Brescia.

L’omicidio di Laura Ziliani: i primi indizi

Fin dall’inizio delle indagi gli inquirenti avevano rivolto particolare attenzione ai tre soggetti che si sono poi rivelati i colpevoli. Particolarmente sospetto, da parte delle due ragazze e del fidanzato della maggiore, l’aver dismesso i loro cellulari, facendo pensare agli investigatori che i tre volessero così nasconderne i contenuti.

Inoltre figura una telefonata che incastra una delle figlie, Paola Zani, nella quale confessa ad un’amica la preoccupazione che gli investigatori potessero risalire a delle ricerche fatte tramite il PC.

L’omicidio di Laura Ziliani: le ricerche

La cronologia del computer in questione mostra di come Mirto abbia fatto ricerche su come uccidere la gente, piante velenose, serial killer e torture. Inoltre, Paola durante la chiamata aveva confessato che anche lei e la sorella Silvia risultavano iscritte a un canale Youtube intitolato “toucrime“.

I tre arrestati avrebbero cercato sul web sostanze nocive: a confermare la tesi degli inquirenti, è il ritrovamento di un flacone di bromazepam  – le cui tracce sono state rivenute nel corpo della donna dall’esame tossicologico –  nella casa di Brescia in cui vivevano le due ragazze e il fidanzato di Silvia.