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Caso Lidia Macchi. La madre in aula piange al ricordo di Sotgiu

Lidia Macchi

Riapre il caso Lidia Macchi per l'analisi di alcuni vetrini e per nuove testimonianze. La madre in aula piange nel ricordare il primo incontro con Sotgiu.

Il caso

Si tratta di una storia di trent’anni fa. Lidia Macchi nel 1987 era una giovane studentessa di 21 anni. Il 5 gennaio di quell’anno il suo corpo venne trovato senza vita, con 39 coltellate inflitte. Nel processo che fu subito aperto all’epoca furono portati in tribunale gli amici di Lidia Macchi: Stefano Binda, Giuseppe Sotgiu, Piergiorgio Bertoldi e Patrizia Bianchi. Il processo si concluse grazie alla testimonianza di Patrizia Bianchi. Disse di aver riconosciuto in Stefano Binda l’autore di una lettera inviata ai genitori di Lidia Macchi. Nella lettera veniva descritto nei minimi dettagli il delitto, costituendo una confessione “velata”. Venne condannato Stefano Binda, senza l’inclusione di altri complici – visto che si attribuiva al delitto una causa di tipo amoroso. Ora il caso di riapre grazie alle indagini svolte dal pm Gemma Gualdi su dei vetrini contenenti sostanze organiche trovate sul corpo di Lidia.

La mamma di Lidia al nuovo processo

Sono rimasti 4 vetrini realizzati durante l’autopsia di Lidia Macchia. Uno di questi è di particolare importanza, perché prelevato dall’utero. Se si avvalora la tesi di un amante omicida, potrebbe esserci qualche residuo di DNA maschile. In realtà il vetrino contenente il DNA maschile è stato distrutto poiché (così dice il cancellerie oggi al processo, che all’epoca si occupò delle prove) non era stato specificato che tra le prove di vecchi casi ci fossero anche i vetrini del caso Lidia Macchi. Ora, perciò, il caso e il processo ricominciano, riportando in tribunale anche Paolina Bettoni, madre di Lidia. Oltre alle prove nei vetrini, pare esserci anche una nuova lettera della testimone Patrizia Bianchi, pervenuta al presidente della Corte d’assise Orazio Muscato. Il contenuto della lettera, però, non è stato subito chiarito. Quello che ha colpito di più è stato il pianto di Paolina.

Il ricordo di Paolina

Mentre il solo sospettato resta ancora Stefano Binda, la madre di Lidia Macchi in tribunale ha fatto un nuovo racconto, di un ricordo che sembra scollegato al caso. Ha parlato della prima volta in cui lei e suo marito hanno conosciuto Giuseppe Sotgiu, l’amico fraterno di Binda. “[…] lo fece entrare in casa per bere un the. Mio marito, quando andò via, disse di aver avuto un brivido, come una pugnalata. Ma cosa dici, gli risposi…” Paolina Bettoni, alla fine del racconto, scoppia in lacrime. Giuseppe Sotgiu fu segnalato come principale indiziato solo nelle prime indagini dal pm Agostino Abate – secondo la testimonianza di Giorgio Paolillo, all’epoca capo della squadra mobile. E’ probabile che il ricordo della madre di Lidia Macchi e la nuova lettera/confessione di Patrizia Bianchi possano significare una rettifica delle indagini svolte fin’ora e quindi persino della condanna data a Stefano Binda.

(Fra i vecchi casi che si riaprono vedi “Caso Yara: Bossetti ha tentato il suicidio in carcere“)