> > Ennio Fantastichi, 50 film inseguendo Gian Maria Volontè

Ennio Fantastichi, 50 film inseguendo Gian Maria Volontè

Ennio Fantastichi, 50 film inseguendo Gian Maria Volontè

Ennio Fantastichini è un attore dalla carriera poliedrica, ma per orientarsi basta seguire due punti cardine: Gian Maria Volonté e la cinepresa.

Ennio Fantastichini ha perso la sua battaglia più grande. Non un’interpretazione difficile, che per lui, così mimetico sembrava che non ne esistessero, non una relazione d’amore dolorosa, di cui è sempre stato estremamente riservato, non una candidatura a qualche premio internazionale di recitazione. Ennio Fantastichini è morto di leucemia. Dopo una lunga terapia, l’attore ha ceduto il passo alla malattia, chiudendo il sipario per l’ultima volta. Non è facile descrivere chi sia stato Ennio Fantastichini, se non attraverso due “stelle polari”, punti cardine del suo poliedrico lavoro d’attore: Gian Maria Volontè e la cinepresa.

Il mito di Volonté

“Gian Maria Volontè è stato per me il più grande maestro“. In un intervento al Bari International Film Festival del 2014, Ennio Fantastichini, insieme a Massimo Dapporto, ha ricordato Gian Maria Volontè e il segno che l’attore aveva lasciato al mondo del cinema e alla sua carriera. Nel suo intervento, Fantastichini ha ricordato come abbia deciso di intraprendere il lavoro di attore dopo essere andato al cinema e aver visto Volonté recitare in Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto, di Elio Petri. Ad affascinare il giovane Ennio è stata l’eleganza, la “delicatezza del tocco, ma anche l’asprezza del tocco“.

Un aspetto che l’attore romano cercherà di inseguire in ogni film, in ogni caratterizzazione. Ennio Fantastichini ha poi ammesso di aver coronato il suo sogno di recitare con Volontè nel film Porte aperte, di Gianni Amelio, nel 1990: “Se dovessi pensare al mio percorso penserei a un cerchio perfetto. Recitare con Volonté per me è stato come per uno studente dell’Accademia delle Belle Arti sentirsi dire da Pablo Picasso: vieni a lavorare nel mio studio”.

L’amore per la cinepresa

Ennio Fantastichini lavorava per il grande e piccolo schermo. Certo, ha più volte calcato il palcoscenico di un teatro, ma per lui, il primato è sempre stato quello della cinepresa. Un lavoro tanto amato, ma altrettanto difficile, per cui con tagliente ironia l’attore ha dichiarato spesso di “aver scelto di rovinarmi la vita”. I registi che hanno lavorato con lui lo hanno spesso definito un attore sanguigno, capace di dare espressività ai propri personaggi con il linguaggio del proprio corpo. Eppure si contano sulle dita di una mano i nomi di coloro che hanno avuto l’occasione di dirigere più volte l’attore romano. Il primato va a Ferzan Özpetek, regista che lo ha diretto in Saturno contro, nel 2007, e in Mine vaganti, nel 2010: “La mia mina vagante se n’è andata“, ha scritto il regista su Twitter, che ha aggiunto come la perdita di Ennio non sia soltanto a livello professionale: “Ho perduto un amico, ho perduto un fratello”.