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Achille Lauro a X Factor: "Non ne so nulla, ma mi piacerebbe molto"

Achille Lauro

"Ho fatto tesoro dei miei momenti difficili. Sono un operaio del mio successo", ha detto Lauro, che sull'ipotesi X Factor ammette: "Mi piacerebbe"

Classe 1990, l’artista romano Achille Lauro viene sin da subito elogiato sulla scena rap nazionale con il primo mixtape “Barabba”. Correva l’anno 2013: a distanza di 6 anni talento e crescita professionale lo hanno portato sul palco dell’Ariston, qualificandosi nono. Venerdì 12 aprile esce “1969”, l’atteso album del cantante. Un disco nuovo e rivoluzionario, anticipato dal singolo “C’est la vie”. Nelle canzoni si respira profonda disperazione e leggerezza, unita a un sound ritmato, dove il rock and roll si fa protagonista assoluto, senza tuttavia tralasciare un tono malinconico e nostalgico.

Nel frattempo prosegue la collaborazione con Anna Tatangelo, cominciata quando Achille e Boss Doms hanno realizzato il remix del celebre successo della cantante, “Ragazza di periferia”. “Anna ha una bellissima voce. Per me è come se fosse una bella Ferrari. Però andrebbe messa la benzina giusta”, è stato lo scherzoso commento del rap.

Durante la conferenza stampa, Lauro ha affrontato il delicato problema della droga, soprattutto all’indomani dello scandalo scoppiato con “Rolls Royce”, e ha soddisfatto le richieste dei più curiosi: davvero sarà giudice alla prossima edizione di X Factor?

Achille Lauro a X Factor

Le indiscrezioni delle ultime ore vedrebbero Achille Lauro e Joe Bastianich nuovi giudici di X Factor, il talent show più seguito e chiacchierato. Tuttavia, il cantante romano ha tenuto a precisare: “Sarebbe bello, ne parlano gli altri, ma io non ne so ancora niente. Speriamo”.

Sulla Maionchi ha aggiunto: “Ho trascorso una giornata con Mara, sono stato benissimo, lei è una persona fantastica. Mi sono divertito moltissimo”. E ancora: “Mi piace che ci sia questa attenzione nei miei confronti, spero di poter collaborare con X Factor perché in questi anni ho fatto anche il talent scout e il management e mi è sempre piaciuto occuparmi di nuovi artisti. Mi divertono le esperienze televisive, specialmente quando sono vicine al mio lavoro. Comunque nessuno mi ha ancora parlato direttamente, forse lo hanno fatto con la mia agenzia ma non lo so, e comunque non lo potrei dire”.

Alla conferenza stampa, inoltre, ha risposto a chi gli ha fatto notare la coincidenza tra l’annullamento del tour nei club previsto per maggio e rinviato a ottobre, con l’avvio da parte di Sky delle registrazioni delle audizioni dei concorrenti del talent show. “Questo disco è la veste migliore per me al momento e il concerto deve essere all’altezza, per questo ho deciso di rinviare quelli del prossimo mese. Ho sempre curato gli show personalmente, ma stavolta ancora di più, perché è vero che ero pronto al tour ma non al tour della mia vita. Visto quello che è successo dopo Sanremo, vorrei fare una cosa epica, qualcosa che resti. E poi voglio che chi viene ai miei concerti abbia ascoltato bene il disco, c’era bisogno di più tempo”, ha precisato.

Achille Lauro

Dal 3 ottobre, infatti, il rap romano arriverà nei club con il “Rolls Royce Tour”, lo show più imponente che lui abbia mai fatto.

“1969”, il nuovo album

“Rolls Royce”, “C’est la vie”, “Cadillac”, Je t’aime”, “Zucchero”, “1969”, “Roma”, “Sex Ugly”, “Delinquente”, “Scusa”: sono queste le 10 canzoni che faranno emozionare, ballare e scatenare i fan di Lauro.

Sul titolo ha commentato: “Il 1969 è l’anno dell’allungaggio e lo dico nel pezzo, sono sulla luna, una metafora di come mi sento ora. Il ’69 è un anno ricco di avvenimenti che rappresentano molto per me e per questo disco”. Sull’omonimo brano ha aggiunto: “Segna il riscatto personale in chiave positiva. Un brano in cui parlo a mia madre: “A ma’ hai visto? Che ti dicevo che dovevi fidarti di me?”. È una canzone sulla madre ma vista con un altro occhio, l’occhio di chi ce l’ha fatta e non deve più preoccuparsi per i soldi”.

Prosegue Achille Lauro: “Non credo al caso, credo che sia già tutto scritto e credo nei sacrifici. Il mio successo non l’ho sognato, l’ho costruito: sono stato l’operaio del mio successo, giorno e notte senza dormire. Anche “Rolls Royce” è stato il risultato di un allineamento di pianeti, non l’ho scritto per Sanremo era pronto per il disco precedente, ma poi non l’ho fatto uscire. Anche questa 1969 era scritta prima. E dire che questa è stata la 69esima edizione del Festival: non credo al caso, credo invece che immaginando le cose alla fine le si raggiunge”.

Quindi conclude: “Per l’umanità gli anni Sessanta e Settanta sono stati i più importanti a livello creativo. Per questo motivo ho voluto renderne omaggio”. “Sono sempre stato outsider in tutti i generi che ho provato e testato”, ha detto in conferenza stampa,”ma nonostante stia già lavorando ad altri due album diversi, ora mi sento al posto giusto al momento giusto”. Ha un background rap, un passato che viene dalla strada, evolvendosi poi in trap e successivamente alla samba trap, un termine che lui stesso ha coniato insieme al suo produttore Boss Doms, al suo fianco anche in “1969”.

Il problema della droga

E’ stato toccato inevitabilmente l’argomento “Rolls Royce” e tutte le polemiche che ne sono nate.

“La droga è un problema reale e pericoloso e chi lo affronta con così tanta superficialità mi fa capire che non lo conosce”, ha commentato Lauro. “Avermi messo in bocca queste parole, questo significato, mi ha fatto male. Fortunatamente sono riuscito a pensarci poco, perché il giorno dopo Sanremo ero già in studio a completare questo progetto”. E ha aggiunto parlando del suo brano sanremese: “Voglio dire una cosa importante: i miei fan lo sanno che il riferimento era alla macchina, al simbolo più imponente del mercato automobilistico”.