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Il processo ai Chicago 7: cast e trama tratta da una storia vera

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Su Netflix arriva Il processo ai Chicago 7, film del 2020. Per voi la trama e la recensione

É su Netflix Il processo ai Chicago 7, dramma scritto e diretto da Aaron Sorkin, sceneggiatore vincitore di un Oscar nel 2011 per Social Network, e recentemente diventato regista con la sua opera prima, Molly’s game del 2017.

Nonostante i pochi giorni di uscita, Il processo ai Chicago 7 è già considerato come una delle opere migliori del 2020, un progetto che ha visto la luce ben quattordici anni dopo la sua ideazione.

Nel 2006 venne iniziato da Steven Spielberg che per colpa del budget preventivato eccessivo, ha sempre dovuto rinviare, almeno fino al 2016 quando il regista di E.T, in veste solo di produttore e direttore artistico del progetto, ha spinto per ottenere le competenze di Sorkin come regista e sceneggiatore.

La trama racconta le vicende surreali del processo più famoso della storia americana contro i “Chicago Seven”.

Un gruppo di attivisti contro la guerra del Vietnam che vennero messo sotto processo per aver fomentato e cospirato nello scontro tra manifestanti e polizia il 28 agosto 1968 a Chicago.

Il cast de Il processo ai Chicago 7

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In questo film corale gli attori sono decine e tutti con un ruolo rilevante. Citiamo i principali.

Per i “7 di Chicago” abbiamo volti notissimi del grande schermo.

Sacha Baron Coen (Borat), Eddie Redmayne (la saga di Animali fantastici e La teoria del tutto per cui ha vinto l’oscar nel 2015), Yahya Abdul Mateen II (Noi di Jordan Peele e Aquaman), John Carroll Lynch (Shutter island e Zodiac).

A supporto ci sono attori straordinari come Frank Langella (Frost/Nixon) nell’odioso ruolo del giudice Julius Hoffman, Micheal Keaton (Batman e Birdman) in quello dell’ex procuratore generale Ramsey Clark e Mark Rylance (Dunkirk di Nolan e Ready player one) nei panni di William Kunstler, l’ostinato avvocato difensore degli imputati.

La trama del film

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28 agosto 1968: tre gruppi di dissidenti sono in protesta contro la leva obbligatoria per la guerra in Vietnam.

Il primo è quello delle Pantere nere, guidate da Bobby Seale, il secondo è quello degli Hippie capeggiati da Abbie Hoffman e infine quello del partito politico di sinistra con leader Tom Hayden.

In quella giornata fatale ci è stato un violentissimo scontro fra polizia e rivoltosi e quando sei mesi dopo il nuovo procuratore John Mitchell, scalzato il precedente Ramsey Clark, viene eletto, decide di trovare un cavillo per poter aprire un processo contro i capi dei tre gruppi.

Si scopre che l’unica accusa possibile è quella di cospirazione.

Il caso affidato al giudice Julius Hoffman si dimostra una farsa, e nonostante i coraggiosi tentativi di ribaltare un verdetto di colpevolezza scritto dal primo giorno in aula, la maggior parte degli imputati vengono condannati a 5 anni.

Ma il processo, con una manovra simile al nostrano Il traditore di Bellocchio, è passato alla storia per aver dimostrato senza vergogna la corruzione del sistema giudiziario americano.

La recensione de Il processo ai Chicago 7

Il film ha un grande merito: saper bilanciare perfettamente tutti gli elementi della storia.

Non solo riesce a drammatizzare quando serve non facendo un “copia e incolladel repertorio storico, ma aggiunge sfumature e sottotesti ad una storia che, essendo statica perché ambientata in un’aula, dovrebbe annoiare.

In più, le splendide interpretazioni di tutti gli attori rendono ogni scena fondamentale e non fanno pesare le oltre due ore di film che scorrono sotto gli occhi dello spettatore senza problemi.

Il pregio maggiore della sceneggiatura di Sorkin è quello di raccontare tantissimi spaccati di vita senza mai risultare retorico, con un’atmosfera pungente ed elegante, che altri registi mediocri avrebbero reso sensazionalistica.

In chiusura, Il processo ai Chicago 7 è un film da recuperare immediatamente in questo 2020 cinematografico qualitativamente molto povero.