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Malore Eriksen, parla consigliere Ordine dei medici: "Se è miocardite può tornare in campo"

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Secondo lo specialista in medicina dello sport Ivo Pulcini se il malore di Eriksen dovesse rivelarsi una miocardite potrebbe presto tornare a giocare.

Se il malore che ha colpito di calcatore Christian Eriksen dovesse rivelarsi una miocardite potrebbe presto tornare a giocare. È questa la previsione dello specialista in cardiologia e medicina dello sport e consigliere dell’Ordine dei medici di Roma Ivo Pulcini, che intervistato da MeteoWeb afferma: “Scusi il gioco di parole: auguro davvero di cuore a Christian Eriksen che il suo problema di salute sia legato a una miocardite. Se così fosse, il giocatore danese potrebbe anche tornare in campo, sempre che tutte le commissioni mediche addette a questo giudizio diano una idoneità”.

Malore Eriksen, parla il cardiologo: “Se è miocardite può tornare in campo”

Secondo Pulcini infatti: “La miocardite deve essere controllata periodicamente nel tempo con esami specifici del sangue e strumentali, come la RM, tenendo presente una possibile recidiva entro 6/12 mesi dopo l’episodio. Se gli esami risultano negative e il giudizio clinico della commissione è favorevole, il giocatore può riprendere normalmente l’attività fisica agonistica. La miocardite è infatti una malattia guaribile, come ad esempio una broncopolmonite, a meno che non ci siano esiti che compromettono la capacità fisica e l’adattamento del cuore allo sforzo. Viceversa, qualora non si tratti di miocardite ma di una canalopatia congenita che richiede l’impianto sottocutaneo di un defibrillatore, in tal caso in Italia il calciatore non potrà avere il certificato di idoneità agonistica“.

Malore Eriksen, il cardiologo spiega la caduta in campo del giocatore

Successivamente Pulcini ha spiegato il motivo per cui Eriksen ha perso improvvisamente conoscenza durante la partita contro la Finlandia. Si è trattato con molta probabilità di un problema elettrico su un cuore perfettamente normale, in gergo medico una canalopatia: “Prendiamo ad esempio la sindrome di Brugada: si innesca un meccanismo di contatti elettrici, attraverso gli ioni, sodio, potassio, calcio e cloro. Invece di avere una contrazione normale che permette di riempire di sangue il ventricolo sinistro e il destro e poi fare una contrazione per spedire a tutto il corpo, compreso il cervello, il sangue che serve per mantenere in vita tutti gli organi, improvvisamente il cuore impazzisce, fibrilla, le contrazioni non sono efficaci e il sangue al cervello non arriva. Ecco spiegata l’improvvisa caduta di Eriksen. È come se si spegnesse il motore perchè manca la corrente“.

Malore Eriksen, cosa fare in caso di arresto cardiaco

Pulcini ha infine spiegato cosa fare in caso dovesse capitare anche a noi una situazione come quella vissuta dai compagni di squadra di Eriksen: “Il paziente va messo supino e si deve intervenire con il massaggio cardiaco ma, soprattutto, è fondamentale la tempestività dell’uso di un defibrillatore. E nella vicenda Eriksen la tempestività è stata determinante: 3 minuti e 12 secondi hanno permesso di rianimare il ragazzo, che altrimenti non sarebbe resuscitato come uomo, mentre come atleta il suo futuro è ancora tutto da scrivere”.