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Michela Murgia, un nuovo libro uscirà postumo: l'annuncio del figlio d'anima Giammei

Michela Murgia libro postumo

"Michela Murgia ha scritto fino all'ultimo giorno", così uno dei figli d'anima di Michela Murgia, Alessandro Giammei che ha annunciato un nuovo libro postumo della scrittrice.

Michela Murgia continuerà a rivivere attraverso i suoi scritti. A poche ore dalla sua scomparsa avvenuta giovedì 10 agosto dopo aver lottato contro un cancro al rene, è stato dato un annuncio importante. Alessandro Giammei, noto critico e professore universitario e uno dei figli d’anima di Murgia ha reso noto ad ANSA che un nuovo libro della scrittrice uscirà postumo. Murgia – ha spiegato Giammei – ha scritto fino all’ultimo giorno della sua vita. Poco prima di morire aveva inoltre consegnato un libro che affronterà il ricco tema della famiglia.

Michela Murgia, verrà pubblicato un libro postumo della scrittrice: l’annuncio di Giammei

Nel parlare del tema centrale di questo nuovo libro, Alessandro Giammei ha dichiarato: “È stato un libro toccante, sulla famiglia. Inizialmente doveva trattare solo della Gpa (gestazione per altri), ma è diventato un libro più profondo riguardo al senso della genitorialità e della parentela. Credo che verrà pubblicato a breve da Rizzoli”.

Il libro non ha ancora un titolo ufficiale, ma il figlio d’anima della scrittrice ha anticipato: “aveva proposto tre titoli. Stiamo valutando quale scegliere. Inoltre, c’è un ricco patrimonio di scritti accumulati in molti anni, con numerosi racconti dispersi e pagine inedite.”

La famiglia Queer di Michela Murgia

Michela Murgia, oltre al già citato Alessandro Giammei, aveva altre tre figli d’anima: Francesco Leone, Raphael Luis e Michele Anghileri, mentre lo scorso luglio la scrittrice aveva sposato “in articulo mortis” Lorenzo Terenzi. Attraverso i social, Murgia aveva raccontato cosa significava vivere in una famiglia queer, un nucleo familiare dove non sono presenti legami di sangue, ma di spirito:

“Ma alla fine, chi scopa con chi?” Questa domanda compare in decine di messaggi che mi sono arrivati dopo il post sulla queer family. Potrei dire che il desiderio è personale e ciascuno nel mondo lo vive come e con chi vuole in ogni situazione, compreso chi ha una famiglia tradizionale. Invece la domanda merita una risposta articolata, perché rivela il meccanismo di iper-sessualizzazione che si innesca ogni volta che parliamo di organizzazione dei rapporti in modo “non tradizionale”. Perché sessualizziamo così tanto le famiglie non tradizionali e romanticizziamo quelle binarie? Perché legittimare un solo modello implica proprio questo: indurci a pensare che le cose in quella cornice avvengano in modo “normale” e che tutte le altre situazioni siano luoghi senza regole, dove si praticano stravizi sessuali in una specie di orgia permanente e instabile. Vi svelo un segreto: esattamente come tutte le famiglie, una famiglia queer è un posto dove si organizza la responsabilità reciproca, non le scopate. Ho trovato casa, per le rate un modo troveremo, organizziamo il lavoro, curiamo le fragilità, ritira la tintoria, bagna le piante, ho preso gli agretti per la cena insieme di domani, mamma ti manda il panettone, non preoccuparti di questo, chiama l’idraulico, ci penso io, ci pensiamo noi. Nessun “ti amo” varrà mai quanto un “ci penso io”. Dentro a questa dinamica ci sono rapporti che visti da fuori appaiono tradizionali e dentro alla famiglia queer si aprono, rivelando potenzialità enormi. La proprietà non si esercita sulle persone. Per chi arriva in questo sistema non è sempre facile. Una volta iniziai a uscire con un uomo che certamente non aveva la queerness in testa ed era molto destabilizzato da noi. Chiesi a mio figlio “tu non sei preoccupato che quest’uomo richieda molto e sappia dare solo dentro quello schema?” Mi disse: “Tu sei mia, io sono tuo e lui è nostro: come posso essere preoccupato?”. Aveva vent’anni e già tutti gli aggettivi esatti: sembrano possessivi, sono moltiplicativi”.