Mala tempora currunt. A sottoscriverlo stavolta è il primo ministro dell’Ungheria Viktor Orban, che tuona contro il patto sui migranti di Bruxelles nel corso di un intervento all’Assemblea magiara.
L’Ungheria sotto scacco dei migranti illegali: continui attacchi alle pattuglie di frontiera
«Il patto sui migranti di Bruxelles è fallito», sentenzia Orban seduto – per questo si mette in piedi – al Parlamento ungherese. «Al confine meridionale del Paese la violenza è in aumento, […] i migranti illegali sparano di notte con armi automatiche. Finora l’Ungheria ha impedito 128mila attraversamenti illegali delle frontiere, con 168 attacchi gravi contro le pattuglie di frontiera», aggiunge.
Un passo indietro: la (non) storia dei migranti in Ungheria
Sembra – e sembra solo – di tornare al 2015, quando la stazione centrale e le principali piazze di Budapest pullulavano di profughi che cercavano di garantirsi un posto sui treni internazionali per Vienna e Berlino. Dal 2015 sono passati otto anni, otto lunghi anni in cui il governo Orban ha riformato e modificato più volte la disciplina sul diritto di asilo per rendere sempre più repressiva la stretta sui migranti. Ci è riuscito, complice una barriera metallica lunga oltre cinquecento chilometri costruita sui confini meridionali con la Serbia e la Croazia. E ci riesce ancora, non senza un parziale benestare della nostra Giorgia Meloni. Nell’Europa, contro l’Europa.