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Milano, prete commemora col saluto romano squadrista rapinatore e tenta di giustificarsi

Il saluto fascista

Al Cimitero Maggiore di Milano don Orlando Amendola benedice con il saluto romano Salvatore Umberto Vivirito, squadrista e rapinatore morto 40 anni fa: "Le Iene" cercano di capire.

L’episodio

Ha destato un ovvio scalpore il fatto che la settimana scorsa, sabato 20 maggio, nel Cimitero Maggiore di Milano, un prete abbia impartito una benedizione, ma soprattutto espresso parole di apprezzamento e fatto più volte – con aria ispirata – il saluto romano, per ricordare Salvatore Umberto Vivirito, 22enne ex militante dell’organizzazione Avanguardia Nazionale, che tentò di fare un golpe nel 1974 e rimasto ucciso il 19 maggio 1977, 40 anni fa, in uno scontro a fuoco con la polizia nel corso di una rapina a cui stava partecipando – oltretutto allo scopo di autofinanziare un gruppo eversivo armato di estrema destra – ai danni di una gioielleria del capoluogo lombardo. Il giovane fascista uccise con sei colpi di pistola il titolare del negozio, Ernesto Bernini, e ne ferì gravemente la moglie. Il sacerdote che da anni celebra simili commemorazioni, è don Orlando Amendola, parroco del difficile quartiere di Quarto Oggiaro e cappellano del Campo X del cimitero milanese, dove sono sepolti i caduti della Repubblica Sociale Italiana (RSI): è soprannominato “il cappellano dei camerati”. Per ben due volte ha scandito, facendo il saluto fascista: “Per il camerata Umberto Vivirito … presente! Per il camerata Umberto Vivirito… presente!”. Ricordiamo che fare il saluto fascista è reato in Italia e la Prefettura aveva vietato di ricordare i caduti repubblichini, cosa che in spregio veniva fatta il 25 aprile con una messa celebrata proprio da don Amendola, ma il 29 aprile scorso 1000 camerati se ne sono infischiati del divieto, inscenando proprio al Cimitero Maggiore una sorta di parata militare.

Il celebrante don Amendola

Il video della benedizione con il saluto romano da parte del religioso è stato pubblicato su YouTube, suscitando grande indignazione, anche perché quel gesto, simbolo di una pagina nera – è proprio il caso di dirlo – della nostra storia, è stato compiuto da un uomo di Chiesa.

Il servizio de “Le Iene”

"Le Iene" e il saluto romano del prete

Nella puntata de “Le Iene” di questa sera, domenica 28 maggio, l’inviata Nadia Toffa è andata a cercare proprio il “cappellano dei camerati”, don Orlando Amendola, per farsi spiegare come mai ha compiuto quel gesto così sconsiderato, ottenendo immediatamente una reazione inaspettata: il sacerdote, in quel momento vestito “in borghese”, ha cercato di darsi alla fuga, spiegando poi alla Toffa che non poteva concedere interviste.

Conduttrice ed inviata

Poi, vista l’insistenza di lei, ha cercato di giustificarsi affermando più volte che, se viene chiamato ad impartire una benedizione, è suo dovere farla e per quanto riguarda il saluto romano, ha detto di non sentirsi fascista, di essere apolitico, ma ha pronunciato chiaramente la parola “infatuazione”: un’infatuazione proprio per il fascismo, che l’ha portato ad esaltare la figura di uno squadrista rapinatore assassino. Lui ha negato di sapere “di preciso” chi fosse – e Nadia Toffa glielo ha spiegato – ripetendo che, se viene chiamato per impartire una benedizione, è suo dovere andarci, ma ha anche detto che il vescovo gli ha chiesto di scusarsi per il saluto romano, ammettendo di aver sbagliato, e l’ha fatto più volte, ma è sembrato che anche che volesse togliersi rapidamente dagli impicci. Infatti ha poi chiesto: “Posso andare?”. Ora resta da vedere se la questione possa ritenersi conclusa. Il saluto romano, tanto più da parte di un prete, e l’aver definito Salvatore Umberto Vivirito “eroe della solidarietà”, parlando tra l’altro di “coraggio di combattente” che seguitava a “battersi quando vedeva l’ideale umano oltraggiato”, pesano come macigni.