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Minacce a Paolo Borrometi, motivata la condanna a Lo Monaco

Paolo Borrometi

Aveva postato una sua foto sotto un articolo imbracciando un fucile, per le minacce a Paolo Borrometi è stata motivata la condanna a Lo Monaco

Per le minacce al vice direttore dell’Agi e giornalista anti mafia Paolo Borrometi è stata emessa e motivata la condanna ad Ivan Lo Monaco, pregiudicato di Vittoria, in Sicilia. Secondo l’accusa poi confluita a sentenza davanti al Tribunale monocratico di Ragusa Lo Monaco aveva commentato tre articoli del giornalista su “La Spia” con allusioni dirette alla sua morte. Per questo motivo il giudice gli ha inflitto una condanna con pena sospesa a 6 mesi e 10 giorni

Condanna per le minacce a Paolo Borrometi

Le ragioni legali di Borrometi erano state affidate all’avvocato Luca Licitra, parte in un procedimento innescato da indagini di polizia nel quale il giudice ha emesso motivazioni contestuali. Motivazioni per le quali le “espressioni di commento di tre articoli pubblicati da Borrometi sul sito di inchiesta giornalistica La Spia costituiscono minacce gravi”. Quali espressioni? Quelle postate sulla pagina Facebook di riferimento ed in rapporto a quei tre pezzi datati 25 aprile, 28 aprile e 27 maggio del 2015 e che avevano come titolo “Vittoria, arrestato dalla Polizia, Jerry Ventura, figlio del capomafia Filippo”; “I Ventura a Vittoria, dalla tradizione criminale agli insulti su Facebook a Polizia e pentiti”; “Minacce di morte a Paolo Borrometi: perquisizioni e denunce per soggetti ‘pericolosi'”. In quel frangente Lo Monaco aveva scritto: “Dobbiamo festeggiare la tua testa” o ancora, “gli sbirri come te durano poco”

La foto social con l’imputato armato

Quelle minacce secondo il giudice erano state “pronunciate a commento sfavorevole all’articolo della persona offesa volto a denunciare fatti di malavita locale e profferite oltretutto da soggetto pregiudicato“. A corredo dell’ultimo post l’imputato aveva postato una foto in cui lui stesso imbracciava un fucile. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 9 mesi e il pagamento di 600 euro di multa.