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Miniera di carbone, possibile riapertura dell'unica sede funzionante in Italia: il motivo

carbosulcis

Continua la crisi energetica, e il governo italiano si interroga sulla possibilità di riaprire l'unica miniera di carbone funzionante nel Paese.

La crisi energetica è stata aggravata dalla guerra in Ucraina, e il governo italiano si interroga sulla possibilità di riaprire l’unica miniera di carbone funzionante.

Le possibilità di tornare al carbone

Il conflitto in Ucraina ha sicuramente accentuato la crisi energetica già in corso in Italia, con la Russia che si configura come maggior esportatore a livello europeo per quanto riguarda soprattutto il gas.

Per questo motivo, i vertici governativi stanno iniziando a prendere realmente in considerazione l’opzione di riattivare l’unica miniera di carbone ancora funzionante in italia: quella Monte Sinni, in Sardegna. In questo modo, almeno in parte, si coprrirebbe il fabbisogno energetico interno.

L’attività estrattiva del cantiere è terminata nel 2019, che però non coincide con la chiusura definitiva della miniera: questa dovrebbe avvenire nel 2027, così come concordato con l’Unione europea nel 2014.

La proposta di Forza Italia

C’è da sottolineare che non si tratta di nulla di ufficiale ancora. Nello specifico, è stata la fazione Forza Italia a fare una richiesta formale al premier di rivedere i piani di chiusura della miniera, considerata dal partito di centrodestra come una «riserva strategica carbonifera del Paese».

La proposta arriva, naturalmente, dall’esigenza energetica che necessita l’Italia in questo momento; un tema già sollevato anche dallo stesso premier Mario Draghi.

Le perplessità dei sindacati

In opposizione a quanto proposto da Forza Italia, si è espresso il segretario del sindacato della Filtem Cgil, Emanuele Madeddu. Ha contesstato la qualità del carbone presente oggi in Italia, definendolo «non dei migliori».

Ancora, nutre dubbi anche sull’idoneità della struttura per cercare di soddisfare il fabbisogno energetico italiano in tempo.