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Neonate scambiate in culla scoprono la verità su Facebook: risarcimento da un milione di euro

Neonati

Spetterà un ricco risarcimento alle bambine scambiate in culla da neonate. Le spese saranno tutte a carico della Regione Puglia.

Risarcimento milionario per due donne che, da neonate, nel 1989, sono state scambiate nella culla. Grave errore commesso in ospedale e le spese saranno tutte a carico delle Regione Puglia.

Neonate scambiate in culla scoprono la verità su Facebook: risarcimento da un milione di euro

Questa vicenda coinvolge due famiglie e due ragazze di 33 anni. Antonella e Lorena sono state scambiate nelle rispettive culle in quanto l’ospedale in cui sono nate nel 1989 non aveva applicato loro un braccialetto identificativo. Antonella da piccola era stata maltrattata ed abbandonata dai genitori, tanto da finire in un orfanotrofio. Lorena invece aveva avuto una vita più serena ma caratterizzata da cattivi rapporti con la sua “famiglia”.

La scoperta su Facebook e il test del DNA

Scorrendo delle foto su Facebook, nel 2012, le donne protagoniste di questo scambio di famiglie hanno notato delle somiglianze incredibili con persone con cui non avevano legami di parentela. A Caterina, madre naturale di Antonella, è venuto un dubbio ed ha fatto un test del DNA. Dopo i risultati si è scoperto che Antonella è la figlia di Caterina e Lorena invece di Loreta, la donna che aveva maltrattato Antonella.

Le cause e il risarcimento

Questo complesso scambio di culle ha portato a due cause. Come si legge su La Repubblica, le donne hanno fatto richiesta di risarcimento milionario alla Regione, tramite le cause avviate davanti ai Tribunali di Bari e Trani. La seconda causa è stata intentata da Antonella e dai suoi veri genitori contro la Regione e le Asl Bari e Bat (Barletta-Andria-Trani), che però non sono state ritenute legittimate a risarcire eventuali danni. La Regione Puglia pagherà dunque ad Antonella mezzo milione di euro, 215mila euro a Caterina e al marito e, ad un altro figlio 81mila euro “per non aver potuto vivere compiutamente la relazione parentale”.