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Nordio sulle intercettazioni: “Non sono una prova, sono un mezzo"

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio

Il ruolo delle intercettazioni nella Procedura penale e quello distorto che ne è stato fatto per lui, Nordio da Venezia: “Non sono una prova, sono un mezzo"

L’argomento è scottante e tocca una aspetto della riformza del comparto che proprio in questi giorni e in altro ambito con il Qatargate suscita non poche perplessità, l’argomento è quello delle intercettazioni e ne ha parlato Carlo Nordio: “Non sono una prova, sono un mezzo“. 

Le intercettazioni sono “un mezzo”

Il ministro della Giustizia del governo guidato da Giorgia Meloni torna sul tema da lui sollevato e che ha suscitato non poche polemiche in queste settimane. Intervenendo a Venezia Nordio ha detto: “Le intercettazioni devono essere solo uno strumento per la ricerca della prova e non la prova in sé”. Il ministro della Giustizia ha poi aggiunto un dato che fa sponda con quanto sta accadendo a proposito dello scandalo sulla presunta corruzione ad opera del Qatar per i Mondiali. E cioè che “Bruxelles sta dimostrando quello che avevamo fatto con il Mose, che è l’ultima inchiesta che ho coordinato”. 

Parallelo procedurale fra Venezia e Bruxelles

Poi Nordio ha spiegato meglio riferendosi all’indagine di cui fu requirente titolare in occasione degli appalti sul Mose di Venezia: “Come avvenuto quella volta, grazie alle intercettazioni e ai pedinamenti si è trovata la prova del reato che, fermo restando la presunzione di innocenza, è stata la somma di danaro in possesso di questi signori”.