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Palermo, ecco cos'è emerso dalle intercettazioni della preside anti-mafia: "Generi alimentari e pc in casa"

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Daniela Lo Verde è stata inchiodata da alcune intercettazioni recuperare dalle Forze dell'Ordine: ecco cos'è emerso

Le intercettazioni dei carabinieri inchiodano Daniela Lo Verde, la preside anti-mafia di un istituto di Palermo, accusata di aver sottratto generi alimentari e apparecchi informatici: “Questi pc li teniamo noi”.

Palermo, le intercettazioni incastrano la preside anti-mafia

Le intercettazioni fatte dai carabinieri hanno messo in luce una gestione “mirata alla cura degli interessi personali” da parte di Daniela Lo Verde, la preside anti-mafia di Palermo.

La dirigente da mesi sapeva di essere controllata dai carabinieri per la gestione irregolare dei fondi europei stanziati per la scuola, ma non si è mai accorta di essere al centro dell’attenzione anche per la sottrazione di materiali scolastici e cibo.

Le telecamere piazzata in casa e nel suo studio hanno di fatto inchiodato la preside di fronte all’evidenza, filmando la sparizione di apparecchi informatici, con tanto di dialoghi con il suo vice, come riporta il Corriere della Sera: “Ma a cosa ci serviranno tutti questi pc?-sussurrava il suo vice-“Ora vediamo“, rassicurava lei e nella sua casa i carabinieri hanno trovato diversi tablet e notebook, tutto materiale per i bambini dello Zen2.

Quindi anche il computer vuoi (prenderti, ndr) ? Il computer pure?”, diceva la figlia. E la madre rispondeva: “Se vuoi, ce lo portiamo. Metti la macchina più vicino … ancora ci sono questi detersivi da prendere”.

La dirigente aveva affidato la forrnitura di catering, computer, apparecchi informatici e cibo per la mensa a un’unica ditta. Ecco perché è stato per lei ancora più semplice il furto di materiali scolastici e generi alimentari.

Questa cosa (confezione, ndr) di origano mettila pure per casa“, riporta sempre come intercettazione Il Corriere della Sera. La figlia chiedeva: “Questa pure per casa, la giardiniera?“. La preside: “Un paio di barattoli. Quelle confezioni invece mettile in un sacchetto, quello non si può scendere“.

Da promotrice della legalità a indagata

Come riporta il provvedimento cautelare, ad aggravare la situazione della dirigente è il fatto di aver costantemente alimentato la propria immagine pubblica di promotrice della legalità, nonostante il quotidiano agire illegale e la costante attenzione ai risvolti economici della sua azione amministrativa. Il tutto aggravato dal fatto che la scuola Falcone si rivolge a un’utenza particolarmente fragile, costituita da alunni già penalizzati da un contesto sociale e culturale di degrado come quello in cui versa il quartiere Zen“.

L’indagine è partita dalla denuncia di un’insegnante della scuola Falcone, trasferita in seguito in un altro istituto.

Il gip palermitano sottolinea nella custodia cautelare la “gestione dispotica della cosa pubblica da parte dell’indagata”.