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Perché la Francia è in tumulto? Parla l'esperto Dario Fabbri

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Le cause delle proteste in Francia, parla l'esperto Fabbri. L'esplosione demografica e la società multietnica all'origine dello scontro.

Nelle banlieu francesi si sta consumando quella che sembra la presa della Bastiglia del nuovo millennio. Nella quarta notte di scontri e rivolte il bilancio sale a 1300 fermi, cassonetti e auto in fiamme, vetrine distrutte, polizia in assetto antisommossa, coprifuoco ovunque, specie nelle città multietniche.

Cosa sta succedendo? Che significato ha l’uccisione a Nanterre del 17enne Nahel da parte di un agente?

Uno spunto di lettura lo offre Dario Fabbri, direttore della rivista “Domino”, già voce autorevole nell’interpretazione dell’invasione della Russia in Ucraina.

Le cause delle proteste in Francia, parla l’esperto Fabbri

All’origine della rabbia dei giovani e immigrati nelle periferie francesi ci sarebbe una fase di transito che sta vivendo la Francia, Paese che sarà tra quelli determinanti per il futuro dell’Unione europea alle prossime elezioni europee 2024.

A differenza dell’Italia, e di altri Stati membri occidentali, Parigi ha sperimentato la società multietnica prima di tutti. Più volte negli ultimi anni le polveriere sono esplose nei quartieri periferici e più disagiati delle metropoli, dove evidentemente si è percepita di più la distanza da parte delle istituzioni, dove i carboni continuano a ardere sotto la cenere, pronti a una escalation incendiaria.

Intanto, il potere del presidente Emmanuel Macron vacilla, tutto a vantaggio dei nazionalisti, sovranisti e antieuropeisti come Marine Le Pen, che potrebbero dare una ulteriore picconata al progetto di integrazione europea.

“La Francia – osserva Fabbri – ha una demografia diversa rispetto a quella delle altre nazioni dell’Europa occidentale. Secondo le proiezioni, entro il 2070 la popolazione francese raggiungerà i numeri della Russia europea. Tuttavia, nelle parole di Macron, questa esplosione demografica deve essere assimilata, cioè deve essere ricondotta verso il canone nazionale, fuori da quello che l’Eliseo definisce il separatismo, che poi non sono altro che i ghetti”.

La Francia a un bivio

Dunque, dalle parole di Fabbri si intuisce che la linea politica governativa francese non intende indietreggiare, con il rischio di nuovi scontri e nuove periferie ghetto, appunto le banlieu.

Purtroppo, spiega l’esperto “l’assimilazione è molto lunga e complessa, e a tal fine, soprattutto per la popolazione di religione musulmana, Macron ha pensato di istituire il ruolo di imam repubblicano, cioè sottrarre l’imam alle fondazioni soprattutto delle monarchie del Golfo, per affidarlo invece allo stipendio di Stato e ai valori civili e laici della Repubblica, ammesso che un imam possa essere laico”.

“In questa scommessa di Macron – conclude il giornalista e analista geopolitico – c’è il tentativo estremo di assimilare la popolazione di origine immigrata per sfruttare il vantaggio demografico, in vista del futuro che Parigi pensa di avere, ma che queste manifestazioni ci ricordano essere ancora molto complesso da realizzarsi”.

La Francia è alle prese con uno scontro di civiltà tra giovani non ancora integrati e establishment governativo che vorrebbe imporre una integrazione dagli effetti imprevedibili. Sullo sfondo, c’è il pericolo che sovranisti e rivolte aizzate dai social (secondo Macron) possano portare a una guerra civile.