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PFM presenta il nuovo album, “Ho Sognato Pecore Elettriche”/“I Dreamed of Electric Sheep”

PFM nuovo album

"Sognare sta diventando una cosa rara, presi nel vortice della grande corsa della società e della vita”: nasce da una riflessione il nuovo album della PFM.

La musicalità intensa, il suono puro e profondo: la PFM suona, tanto e bene, e il nuovo album lo conferma, anche dopo cinquant’anni. Alla band non interessano le mode, ma solo la musica autentica, fatta di sound diversi e armoniosi. Mix di rock, pop, jazz, world music e blues: “suonare suonare” recitava un successo della PFM e il gruppo non vuole fare altro. Un imperativo per la Premiata Forneria Marconi che finalmente potrà tornare a incontrare il pubblico, persino con il 100% della capienza nei teatri. Musica vera, ritmo sfrenato, sound accattivante e capace di restarti impresso al primo ascolto. La voce soave e profonda continua a legarsi perfettamente a suoni graffianti e grintosi, in un equilibrio sempre originale e innovativo. Stile dirompente e fresco, mai eccessivo né fuori tono. Lontano da trend e tendenze, slegato dalle mode più diffuse, il gruppo esprime creatività allo stato puro: lo testimonia il nuovo album della PFM, “Ho Sognato Pecore Elettriche”/“I Dreamed of Electric Sheep”, che venerdì 22 ottobre esce in tutto il mondo, nella doppia versione italiano e inglese.

Il nuovo disco di inediti della Premiata Forneria Marconi vanta la presenza di due ospiti internazionali d’eccezione, Ian Anderson e Steve Hackett, oltre a Flavio Premoli, già co-fondatore di PFM (in “Transumanza Jam”) e Luca Zabbini, leader dei Barock Project (in vari brani dell’album).

PFM presenta il nuovo album, “Ho Sognato Pecore Elettriche”

La PFM è composta da Franz Di Cioccio (voce e batteria), Patrick Djivas (basso), con Lucio Fabbri (violino, seconda tastiera, cori), Alessandro Scaglione (tastiere, cori), Marco Sfogli (chitarra, cori), Alberto Bravin (tastiere, chitarra, seconda voce).

Il gruppo ha uno stile unico e inconfondibile che combina la potenza espressiva della musica rock, progressive e classica in un’unica entità affascinante. Nata nel 1970 (discograficamente nel 1972), la band ha guadagnato rapidamente un posto di rilievo sulla scena internazionale, che mantiene tutt’oggi.

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“Oggi viviamo sul nostro pianeta Terra e, contemporaneamente, su un altro pianeta parallelo e invisibile, in un mare di giga, nell’arcipelago degli algoritmi. Era impensabile che ci spingessimo così lontano e che, pur rimanendo umani, ci saremmo riconosciuti come dati”, sottolinea la band.

“Nel quotidiano, la vita sembra diventata più facile”, ricorda la Pfm, aggiungendo: “Siamo iperattivi, iperconnessi e tutto corre velocemente, ma il lato B del cambiamento segnala una carenza di tempo da spendere e dedicare a noi stessi. Anche sognare sta diventando una cosa rara, presi nel vortice della grande corsa della società e della vita”.

Il nuovo album parte dalla citazione “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” del film Blade Runner per sviluppare il suo concept: parlare di come il mondo intorno a noi stia rapidamente cambiando e di come i computer stiano invadendo ogni aspetto della nostra vita.

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PFM racconta in esclusiva il nuovo album

La PFM con il nuovo album manda un invito ad alimentare sogni, fantasia e immaginazione, perché “senza sogno non siamo umani”. Per questo motivo, hanno spiegato Franz e Patrick, “abbiamo condotto un viaggio in ciò che accade intorno a noi ed è nato il nostro nuovo disco. Abbiamo due caratteri diversi e questo fa l’unione. Ci sentiamo fortunati, perché presentiamo un album in un momento difficile. Finalmente possiamo riprendere a suonare, questo significa che la pandemia sta finendo. La nostra musica è una proiezione continua verso il futuro, ma portiamo con noi il nostro passato e restiamo ancorati al presente: è questo il successo che da 50 anni tiene salda la PFM nello scenario musicale internazionale”.

Quindi hanno aggiunto: “I ragazzi di oggi non devono essere influenzati, ma lasciati vivere con entusiasmo. Dobbiamo ricercare entusiasmo e non tecnologia, dalla quale dobbiamo staccarci, se no le pecore nere ti vengono in sogno. Non siamo contro innovazione e tecnica, la quale va però usata in modo chiaro. L’informatica offre rivoluzioni straordinarie, ma porta anche a fenomeni che non dovrebbero verificarsi. Bisogna esserci. Imparate a stare nel silenzio. Anche da adulti noi siamo molto entusiasti: pur avendo in mano un nuovo album, siamo già desiderosi di farne un altro. Abbiamo dentro un ragazzo che non ci fa perdere la voglia di vivere”.

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Gioiosi per la parvenza di normalità che sembra palesarsi anche nel mondo della musica e dello spettacolo, la PFM è in trepidante attesa dei prossimi concerti, ma non mancano i pensieri rivolti agli scorsi mesi, quando lo sconforto sembrava essere predominante. “Durante il lockdown siamo stati salvati dalla musica, che è così potente da farci accantonare momentaneamente la tristezza del periodo. La pandemia ci ha fatto cambiare. Siamo tutti cambiati”, commenta Patrick. Alle sue parole fanno eco quelle di Franz, che ricorda: “Ogni giorno facevo 50 km per raggiunte Patrick, che abita fuori Milano, e sconfiggere una nuvola nera che stava sopprimendo la nostra vita. La musica ti colpisce, è un toccasana, è l’elisir di lunga vita. Con la tristezza del lockdown raggiungevo Patrick e in sala di registrazione riscoprivamo il sole. Non ci manca la determinazione, vogliamo fare le cose come si deve: 1% di ispirazione e 99% di sudore, che a noi piace tantissimo”.