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Crisi di governo, il resoconto di un anno di scontri tra Lega e M5S

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Nel resoconto di questi ultimi 14 mesi di esecutivo gialloverde emergono tutti gli scontri ed i litigi che hanno portato all'attuale crisi di governo.

Con la crisi di governo ormai in corso, anche se non ancora formalizzata, è arrivato il momento di ripercorrere le tappe di quest’ultimo anno di esecutivo gialloverde. Per la precisione 14 mesi in cui i due partner della maggioranza si sono più volte scontrati sulle tematiche presenti all’interno del contratto di governo. Una continua sfida che nella giornata dell’8 agosto è arrivata agli ultimi colpi di coda, con Matteo Salvini che ha preso atto della rottura dell’alleanza con il Movimento 5 Stelle.

Crisi di governo, il resoconto

Le prime avvisaglie che il percorso della maggioranza non sarebbe stato tutto rose e fiori si ebbero fin dall’inizio delle consultazioni a seguito dei risultati delle elezioni del 4 marzo. In quell’occasione Giacinto Della Cananea, l’esperto a cui il M5S aveva affidato il compito di individuare possibili convergenze con gli altri partiti, trovò infatti molte difficoltà a conciliare i programmi della Lega e dei pentastellati. Della Cananea ebbe infatti a dire in proposito: “Vi sono divergenze che derivano da diverse, se non opposte, concezioni della vita associata e di ordine morale”.

Furono questi dunque gli auspici – non proprio buonissimi – con cui nacque il contratto di governo. Contratto che iniziò ad arrancare già dopo poco più di un mese con l’approvazione alla Camera del cosiddetto Decreto Dignità. All’epoca infatti la Lega parlò di effetti negativi per gli imprenditori ma fu costretta a piegarsi alla volontà dei 5 Stelle che in quel momento erano politicamente più forti.

Il nodo migranti

Solo poche settimane dopo il voto sul Decreto Dignità, lo scontro si fa più aspro con la questione migranti con i primi provvedimenti di Matteo Salvini sulla chiusura dei porti. È in quest’occasione che il leader della Lega avrà modo per la prima volta di scavalcare effettivamente il ruolo del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli e della ministra delle Difesa Elisabetta Trenta. Prove tecniche per l’atteggiamento istituzionale che da quel momento caratterizzerà l’azione governativa di Salvini.

La Lega cresce nei sondaggi

Da qui, per la Lega è una corsa tutta in discesa. Con i sondaggi che iniziano a darla sempre più in crescita il partito di Matteo Salvini sfrutta ogni pretesto per poter litigare con l’alleato pentastellato. I motivi degli scontri vanno dal nodo dell’Ilva di Taranto alle Olimpiadi invernali, dalla legge sulla legittima difesa al Decreto Salva Roma, per il quale il ministro dell’Interno punta più volte il dito contro la sindaca grillina della Capitale Virginia Raggi. Nonostante il superamento di queste problematiche quindi, l’esperienza governativa si trasforma sempre più in un estenuante braccio di ferro tra le due forze politiche.

L’atto finale del governo

Si arriva dunque al punto di non ritorno, all’unico argomento sul quale non c’è mai stato un accordo fin dall’inizio: la Tav. Nel contratto di governo, la questione dell’alta velocità era stata infatti trattata in maniera ambigua, per non scontentare due visioni del progetto così distanti. Quella della Lega per il sì alla grande opera e quella del M5S storicamente sostenitrice dell’inutilità dell’infrastruttura. Un finale di partita che era stato abilmente profetizzato da Silvio Berlusconi, il quale nel novembre dello scorso anno disse: “Vedrete, il governo cadrà sulla Tav”.