“Clima avvelenato contro la Lombardia”. Così Attilio Fontana commenta la scritta apparsa su un muro di Milano che recita ‘Fontana assassino’. Per il Governatore lombardo non ci sono dubbi e in un’intervista a La Stampa denuncia: “C’è un clima avvelenato che qualcuno ha voluto creare nel paese. Un clima antilombardo. E chi ha creato questo clima, dovrebbe farsi un esame di coscienza perché poi i risultati sono questi”. Il presidente di Regione Lombardia si dice amareggiato per quanto sta accadendo in queste settimane. Più volte, infatti, l’esponente leghista è stato indicato come uno dei principali fautori di questa grave emergenza sanitaria in Lombardia.
Attilio Fontana: “Lombardia ha operato bene”
Eppure, Attilio Fontana rispedisce le accuse al mittente. E, anzi, al quotidiano torinese ribadisce come i numeri si debbano anche saper leggere. Perciò, il Governatore lombardo spiega: “Io credo che i numeri si debbano anche interpretare. E più che guardare ai numeri oggettivi credo si debba guardare all’indice di contagio. In Lombardia siamo 10 milioni di persone, è chiaro che da noi i numeri saranno sempre più alti che altrove. Però, se guardiamo il tasso d’infezione scopriamo che da noi è tra i migliori in Italia, anzi, siamo scesi dallo 0,53 allo 0,48. Ed è questo il dato di cui tener conto”.
Insomma, per Attilio Fontana la Regione Lombardia sta operando al meglio delle proprie possibilità. Ed è per questo che si dice fermamente contrario a un’ipotesi di commissariamento della sanità in Regione Lombardia: “Sarebbe un errore clamoroso. La sanità in Lombardia ha funzionato bene e si è dimostrata efficiente”.
Linee guida delle Regioni
Nella serata di venerdì 15 maggio è stato pubblicato un documento che riporta tutte le linee guida delle Regioni per le riaperture delle attività produttive nei territori. Attilio Fontana nega qualsiasi spaccatura tra i 20 presidenti chiamati in causa: “Non è vero che c’è stata una spaccatura. C’era chi voleva l’uniformità delle linee guida per tutte le regioni, come il sottoscritto, e c’era chi voleva che ognuno potesse riaprire come meglio riteneva e non fosse necessario andare insieme. Io ho sostenuto che ci dovesse essere maggiore coordinamento”.