> > Coronavirus, Zaia: "In Veneto stiamo lavorando a un tampone fai da te"

Coronavirus, Zaia: "In Veneto stiamo lavorando a un tampone fai da te"

luca-zaia focolaio vicenza

Il presidente del Veneto Luca Zaia ha annunciato la sperimentazione di un nuovo tipo di tampone, che potrà essere effettuato dai pazienti stessi.

Entro un paio di settimane in Veneto sarà disponibile un nuovo tipo di tampone che, secondo quanto affermato da Luca Zaia, consentirà ai cittadini potenzialmente contagiati di testarsi in maniera autonoma. È cioè che il presidente della regione ha annunciato nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella giornata del 7 ottobre, agiungendo inoltre di essere favorevole alla riduzione del periodo di quarantena sulla base del fatto che ormai la stragrande maggioranza dei positivi al coronavirus sarebbero asintomatici.

Veneto, Zaia presenta nuovi tamponi

Come affermato da Zaia in conferenza stampa: “In Veneto stiamo lavorando ad un tampone rapido in autosomministrazione. È un metodo che mutuiamo dall’estero e che permetterà ai cittadini di farsi da soli un test rapido. Il dottor Roberto Rigoli dell’ospedale di Treviso ci sta lavorando giorno e notte e credo che sarà pronto nel giro di 15 giorni.

Una nuova modalità di rilevamento sanitario che va d pari passo con l’evoluzione del virus all’interno della popolazione: “Il virus c’è ma la quasi totalità dei contagiati non ha sintomi. Il 95-96% dei pazienti è di fatto asintomatico. È cambiato il mondo, il virus è cambiato. Sono favorevole alla riduzione del periodo di quarantena. I test rapidi ci permetteranno di ridurla”.

Il presidente favorevole alle mascherine

Nel corso del suo intervento Zaia si è inoltre detto favorevole all’utilizzo della mascherina per contenere il contagio, mostrandosi però contrario alla chiusura di bar e ristoranti dopo un determinato orario: “D’altra parte sull’utilizzo delle mascherine non ho mai avuto dubbi: la mascherina va utilizzata obbligatoriamente al chiuso, e all’aperto dove ci sono degli assembramenti. Il vero problema oggi è che qualcuno non osserva queste norme. […] Perché chiudere prima vuol dire attuare un minimo di lockdown e per farlo ci vogliono le motivazioni. E poi non si può chiudere i bar e lasciare la piazza piena di gente per gli spritz, che è quello che succede già oggi”.