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Processo Saman, il padre in aula a Reggio Emilia

Il padre di Saman atterrato in Italia e scortato dagli agenti

Il padre di Saman è in aula a Reggio Emilia per il processo sull'omicidio di Saman: è tra i principali accusati.

Continua il processo per l’omicidio di Saman, uccisa la notte del 30 aprile 2021 a Novellara. Il padre ha partecipato finora soltanto in videochiamata, essendo detenuto in Pakistan, il suo paese d’origine.

La procura italiana ha però ottenuto l’estradizione e Shabbar Abbas comparirà in aula in Reggio Emilia.

Si concludono così le lunghe trattative per l’estradizione dell’imputato, che volato in Pakistan dopo la scomparsa della figlia è stato arrestato e incarcerato nel suo paese. Non si hanno ancora notizie sulla madre di Saman, Nazia Shaheen, ancora latitante in Pakistan. Il procuratore di Reggio Emilia, Gaetano Paci, considera prioritaria la ricerca della donna per completare le indagini.

In ogni caso, il processo, in cui oggi (venerdì 8 settembre) Shabbar Abbas comparirà personalmente in aula, proseguirà regolarmente, con le imputazioni a carico di vari familiari di Saman: oltre ai genitori, lo zio Danish Hasnain accusato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio e e due cugini della vittima.

Il padre di Saman è in aula, ma si proclama innocente

Shabbar Abbas è stato estradato e proprio oggi, venerdì 8 settembre, ha partecipato per la prima volta di persona all’udienza sul processo per la morte di Saman. Nonostante l’elevato clamore mediatico rivolto a questo caso, per la particolare atrocità subita dalla vittima, Shabbar non ha autorizzato le riprese in aula.

Simone Servillo, l’avvocato della difesa, ha però dichiarato che Shabbar si dichiara innocente. “Chi ammazza una figlia è una bestia e io non lo sono” avrebbe detto l’imputato, a detta della difesa molto provato emotivamente dalla perdita della figlia. Non solo, il padre di Saman si è detto contrario ai matrimoni forzati, dichiarando di aver soltanto espresso un’indicazione in merito al futuro sposo della figlia lasciandole libera scelta, nel rispetto dei dettami islamici.

Una versione dei fatti poco coerente secondo l’avvocato Barbara Iannuccelli, a tutela del fidanzato di Saman, che ha criticato la lunga assenza del padre di Saman e la carenza di collaborazione nelle ricerche della figlia e, dopo, sulla sua morte.

I testimoni contro la famiglia di Saman

La procura si appresta a risentire nuovamente 15 testimoni indicati dall’accusa, fra cui il fidanzato di Saman Saquib Ayub e il fratello ora maggiorenne della vittima. Secondo i giudici una nuova audizione è fondamentale, soprattutto perché il fratello di Saman ha nel frattempo acquisito un maggiore grado di maturità e potrebbe rendere i fatti in maniera più consapevole.

Si ricorda che proprio il fratello di Saman è uno dei principali accusatori della famiglia e la sua testimonianza potrebbe risultare particolarmente importante ora che anche il padre comparirà fisicamente in aula. In ogni caso, i testimoni saranno ascoltati in forma protetta prima di parlare in tribunale.

Sempre con riguardo alle testimonianze, si riconferma il ruolo dello zio di Saman, che avrebbe raccontato di aver commesso il delitto a due detenuti del carcere di Reggio Emilia, di cui l’accusa ha già depositato i verbali.

La madre di Saman ancora latitante

Nel frattempo, continuano le ricerche della madre di Saman, considerata volontariamente latitante in Pakistan. Per questa ragione il processo non subirà rallentamenti, anche se la donna è accusata di aver avuto un ruolo chiave nell’omicidio della figlia appena 18enne, perciò continuano le indagini.

Secondo gli avvocati difensori, Enrico Della Capanna e Simone Servillo, la donna si sarebbe trovata in casa al momento dell’arresto di Shabbar. All’uomo, però, è stato poi impedito qualsiasi contatto con la moglie e con gli altri familiari; perciò, non ha informazioni utili alle indagini.