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Arresti in Puglia: trovati 65mila euro in un sacco dell'immondizia sul balcone di Pisicchio

Trovati 65mila euro sul balcone di Enzo Pisicchio

Alfonsino Pisicchio e il fratello Enzo sono indagati per presunti appalti truccati. Trovati 65mila euro nascosti sul balcone.

Alfonsino Pisicchio e il fratello Enzo sono indagati per presunti appalti truccati. Trovati 65mila euro nascosti sul balcone dell’uomo, riposti in un sacco dell’immondizia.

Puglia, 65mila euro trovati in un sacco dell’immondizia sul balcone di Enzo Pisicchio

Nell’ambito delle indagini sull’assessore pugliese all’Urbanistica, Alfonsino Pisicchio, indagato con il fratello Enzo, emergono nuovi dettagli. A riprova delle presunte attività illegali, a casa di Enzo Pisicchio sono stati sequestrati 65mila euro in contanti nascosti in un sacchetto dell’immondizia trovato sul balcone. Il ritrovamento risale al 2020. Secondo l’accusa, i fratelli avrebbero sfruttato il loro ruolo per avere vantaggi e un “pacchetto di assunzioni“.

Per i magistrati gli indagati mettevano in pratica “accortezze utilizzate nel pianificare incontri per evitare conversazioni telefoniche“, causando “danni patrimoniali alla Regione Puglia, al Comune di Bari e al buon andamento della pubblica amministrazione“, come riportato dal Corriere della Sera, che sottolinea che è stato descritto un sistema di “imprenditori-tecnici-policiti messo in piedi per assicurare soldi e altre utilità”.

Arresti in Puglia: le accuse di corruzione

I fratelli Pisicchio sono agli arresti domiciliari, insieme al broker Cosimo Napoletano, all’imprenditore Giovanni Riefoli e al dirigente del Comune di Bari, Francesco Catanese. Altre due persone sono state sospese per 12 mesi. Catanese è accusato di corruzione e turbativa d’asta, con Pisicchio, per aver alterato una gara da 5 milioni per la riscossione dei tributi, assegnata alla società di Riefoli in cambio dell’assunzione di sua moglie. I Pisicchio, per far alterare la gara, avrebbero ricevuto utilità per 50mila euro e un pacchetto di assunzioni.

Secondo le indagini il “metodo Pisicchio” era ben rodato. In cambio della loro mediazione ricevevano dalle società finanziamenti illeciti per il partito, assunzioni per il pacchetto voti, e avevano un ruolo attivo nel sistema delle false fatturazioni. Visto che le pretese erano diventate abitudini, ne parlavano anche in telefono con nomi in codice improbabili, come “un gelato” da pagare.