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La sofferenza degli animali negli allevamenti intensivi: l'inchiesta di Animal Equality

animal equality

Come società avanzata sta a noi decidere da quale parte parte stare. C’è chi ha detto che quando si va fare la spesa si entra in un seggio elettorale dove si vota il mondo che si vuole. Mai una frase fu così azzeccata.

L’inchiesta che leggerete è stata condotta da Animal Equality, organizzazione internazionale per la protezione animale. E’ stata condotta grazie al lavoro di un infiltrato all’interno di allevamenti italiani di maiali, tra i quali anche uno stabilimento che rifornisce il Consorzio del Prosciutto di Parma. Le immagini e i testi sono proprietà esclusiva di Animal Equality.

Matteo Cupi, autore dell’editoriale è attivista per i diritti degli animali. Dal 2009 fa parte della leadership internazionale di Animal Equality.

Comprendere la dimensione della sofferenza degli animali allevati a scopo alimentare è quasi impossibile. Abituati come siamo a una vita piena di agi, la nostra mente rimane del tutto estranea alla reale comprensione di termini come una totale mancanza di mobilità, un terrore costante o l’essere cannibalizzati. Riuscite a immaginare la sofferenza senza fine che scatena tutto questo?

Un’esperienza che può aiutare a capire

Se c’è un’esperienza che può aiutarci sicuramente a capire cosa si prova in una situazione del genere, è quella di visitare un allevamento di maiali. Nel mio caso è da svariati anni che vedo questa sofferenza in maniera ciclica.

Prima di inoltrarsi in questa dimensione parallela, ti infili la tuta di bio-sicurezza, i calzari e la mascherina, fai un profondo respiro per calmare i nervi ed entri. . .Una volta dentro l’odore è così forte che provoca nausea e conati di vomito, bisogna essere concentrati, ma non è semplice. Subito si viene catturati dagli sguardi di questi animali, i loro occhi riflettono l’orrore di chi è nato lì dentro e non vedrà nessuna via d’uscita se non quella di finire sui ganci di un macello.

Credo che uno dei peggiori incubi sia quello di essere sepolto vivo o rinchiuso in una scatola. Nel buio più totale, incapace di muoversi, incapace di respirare, da qualche parte lontano dove nessuno può sentire gridare aiuto, e a nessuno importa.

Io l’ho visto coi miei occhi ed è quello che accade ogni giorno dentro un allevamento di maiali.

Quando consumiamo il cibo che portiamo sulle nostre tavole non pensiamo quasi mai a come viene prodotto.

sfruttamento maiali

L’inchiesta di Animal Equality

Recentemente, Animal Equality ha introdotto come infiltrato un investigatore che ha lavorato sotto copertura in due allevamenti della provincia di Cuneo e Mantova, smascherando l’incuria e i maltrattamenti a cui sono sottoposti i maiali negli allevamenti, anche quelli certificati per il famoso Prosciutto di Parma.

Ogni volta che vengono svelate al pubblico certe immagini, le associazioni di categoria tentano sempre di nascondere i fatti attraverso i propri comunicati stampa, dichiarando per esempio che le immagini diffuse sono false o manipolate, che sono casi isolati e via discorrendo. Ogni volta è sempre la stessa storia.

Questa volta invece, il giorno dopo l’uscita dell’investigazione, il Consorzio del Prosciutto di Parma ha plaudito la nostra denuncia, auspicando che la magistratura intervenga per punire chi maltrattava gli animali sul posto. Ma – come loro solito – non si sono astenuti dal dichiarare che la nostra inchiesta è stata rilasciata per “ottenere maggiore visibilità” e che è stata utilizzata in “modo strumentale” da parte della nostra organizzazione. Ma anche questo fa parte della retorica delle associazioni di categoria.

E nonostante quello che sostengono loro, non è la prima volta che un filmato simile a quello girato dal nostro investigatore mostra che cosa avviene nel nostro paese.

Nel 2015 abbiamo pubblicato per la prima volta in Italia un’investigazione sui maiali, realizzata in esclusiva per AnnoUno, programma diretto da Giulia Innocenzi e Michele Santoro. Da quel momento, tutto è cambiato. Altre associazioni si sono impegnate per mostrare che cosa avviene all’interno degli allevamenti di maiali, e ora noi abbiamo dato un altro colpo importante alla loro immagine realizzando la prima investigazione sotto copertura in allevamenti di maiali mai realizzata in Italia. Anno dopo anno, tutto il marcio che questa industria tiene nascosto ai propri consumatori viene smascherato.

Ad Animal Equality, ogni giorno siamo mossi da un leit motiv che può essere scontato ma allo stesso tempo significativo: un pubblico ben informato può fare scelte responsabili. A differenza di altri non nasconderemo mai al pubblico quello che avviene all’interno di questi luoghi.

Ma perché l’industria vuole tenere nascosto tutto questo ai consumatori? Nel 2016 l’Italia ha conquistato la leadership mondiale per le esportazioni di preparazioni e conserve suine, con un valore complessivo di quasi 1,38 miliardi di euro. Il nostro paese inoltre è stato denunciato più volte dalla Commissione Europea per violazioni sistematiche della direttiva UE (Dir. 2008/120/CE) in materia di suinicoltura, in particolare perché nella quasi totalità degli allevamenti italiani viene praticato il taglio sistematico della coda ai maialini. Questa pratica è considerata una mutilazione grave e non dovrebbe avvenire in quanto gli allevamenti dovrebbero essere adeguatamente arricchiti per soddisfare le esigenze e i comportamenti naturali dei maiali. Quello che si è scoperto è che in Italia il 98% degli allevamenti non è a norma.

maiale prosciutto Parma

La situazione in Italia

La situazione in Italia è così preoccupante che il ministero della Salute ha predisposto il “Piano di azione nazionale” (in attuazione della Direttiva 2008/120/CE che l’Italia non rispetta da anni) “finalizzato alla prevenzione del ricorso al taglio delle code” nei piccoli maiali. Il piano però è ancora in fase embrionale.

Come dimostrano le immagini dell’inchiesta sotto copertura di Animal Equality, anche negli allevamenti che riforniscono il Consorzio del Prosciutto di Parma avviene sistematicamente questa pratica.

Le nostre scelte possono fare la differenza per oltre 8 milioni di maiali rinchiusi negli allevamenti per la produzione di carne e insaccati nel nostro paese. Queste scelte, se prese individualmente, possono sembrare poco significative ma se sommate a livello globale possono creare un impatto positivo per evitare l’inutile e continua sofferenza di questi animali.

Per incominciare a fare dei passi avanti per la protezione di questi animali abbiamo lanciato una petizione rivolta ai ministri Gian Marco Centinaio (Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) e Giulia Grillo (Salute), per ottenere un maggior controllo delle condizioni degli animali, la sospensione di metodi che non rispettano le direttive europee e un aggiornamento della normativa relativa all’utilizzo delle gabbie per le scrofe.

Nell’immaginario collettivo i maiali sono considerati come degli animali stupidi che vivono nella sporcizia. Al contrario di quello che si pensa invece sono animali molto intelligenti, sono in grado di riconoscere persone, oggetti e luoghi, oltre a rispondere a un nome specifico. Si adattano facilmente e sono in grado di modificare i propri comportamenti in base alle esigenze. Ma sono anche molto sensibili allo stress, ed è per questo che le condizioni negli allevamenti sono davvero traumatiche per loro.

Come società avanzata sta a noi decidere da quale parte parte stare. C’è chi ha detto che quando si va fare la spesa si entra in un seggio elettorale dove si vota il mondo che si vuole. Mai una frase fu così azzeccata.