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Reddito di cittadinanza, oltre 120 mila revoche per false dichiarazioni

Reddito

Il flop del reddito di cittadinanza: assegni revocati e più del 50% delle famiglie bisognose non ricevono sussidi.

Sono 123 mila i “furbetti” del reddito di cittadinanza: riscontratate anomalie nelle dichiarazioni del nucleo familiare e false dichiarazioni sui componeneti.

Reddito di cittadinanza: chi dovrebbe percepirlo

Ad oggi, lo Stato spende 7 miliardi di euro ogni anno per sostenere 1,37 milioni di famiglie considerate “povere”. La soglia della povertà è calcolata in base al rapporto tra entrate mensili e costo della vita, per questo motivo può variare in base alla zona a cui si fa riferimento.

Stando a questi dati, il 36% di coloro che prendono il reddito non se la passa bene, ma non è considerato “povero”. Mentre c’è un agghiaccinate numero – 56% – di poveri che oggi non riceve il reddito. Dalle fonti Istat emerge che i tagliati fuori abitano prevalentemente al Nord e nelle metropoli.

Reddito di cittadinanza: i “furbetti”

Alla data del 31 agosto scorso, su un totale di 3.027.851 persone che avevano ottenuto il sussidio, 123.697 hanno subito la revoca dell’assegno a causa di false dichiarazioni.

Tra le anomalie più frequenti figurano la composizione del nucleo familiare, il reddito complessivo, la dichiarazione dell’ISEE, la mancata dichiarazione dello stato di detenzione, o della presenza di condanne di particolare gravità, come l’associazione mafiosa. Il vero problema è che, nonostante la revoche, i soldi già percepiti da questi soggetti non faranno mai ritorno nelle casse dello Stato.

Reddito di cittadinanza: come andrebbe modificato

Alla base del flop del rdc c’è la disparità di somme assegnate: mentre un single può prendere fino a 780 euro, una famiglia con un figlio minore arriva a 1.080 euro e con tre figli sotto i 10 anni si ricevono 1.280 euro di sussidio. Inoltre, il contributo per l’affitto è sempre lo stesso – 280 euro – sia per un single come per una famiglia di 5 persone.

La condizione per percepire il reddito dovrebbe essere quella di firmare il patto per il lavoro (mettersi a disposizione dei centri per l’impiego), ma ad oggi i patti sono stati stipulati solo con il 31% degli inviati. Infine, le aziende che assumono un percettore di reddito avrebbero diritto a detrazioni contributive, ma tali incentivi hanno agevolato le assunzioni solo dello 0,1% dei percettori di reddito abili al lavoro.