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Reddito di cittadinanza, una misura buona studiata male

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Vogliamo rinunciare a raddrizzare tutto ciò che oggi ha reso irrinunciabile questo assegno o lasciare che chi vi ricorre continui a sopravvivere, tirando innanzi sotto la soglia di povertà?

C’è stato un momento, dopo il voltafaccia al governo sul ddl Zan, che per qualche settimana era sparito: un’enormità per l’ipertrofico esibizionismo di Matteo Renzi, da far sospettare che stesse male. Chi sperava che si guardasse in santa pace gli Europei, è rimasto puntualmente deluso: il leader d’Italia Viva covava l’ennesimo coniglio da estrarre dal cilindro, per scuotere l’afosa estate italiana e tornare a dire “a me gli occhi please”.

Nella dissociazione mentale delle sue posizioni politiche, gli va però dato atto d’impersonare coerentemente il ruolo di serpe in seno a prescindere dalla maggioranza del momento. E ha pescato bene, il Renzi: quest’anno, tra gli argomenti trend delle vacanze, c’è sicuramente il reddito di cittadinanza. L’occhio strizzato per due volte in un mese alla destra non è un tic: ha capito che l’unica maniera per far parlare di sé è male.

Tuttavia, essere contrari al reddito di cittadinanza non significa necessariamente essere malvagi o malati. L’rdc ha cucito le toppe di un sistema che ha progressivamente acuito le differenze economiche e sociali tra gli italiani, separati da svariati zeri nei redditi. Quello d’emergenza ha sopperito all’abbattimento di tutele e diritti dei lavoratori e a stipendi da fame. Al Sud, in particolare: Campania e Sicilia coprono da sole la metà degli assegni staccati in tutta Italia.

La domanda è: vogliamo rinunciare a raddrizzare tutto ciò che oggi ha reso irrinunciabile questo assegno o lasciare che chi vi ricorre continui a sopravvivere, tirando innanzi sotto la soglia di povertà? L’esecutivo Draghi ha un piano alternativo all’elemosina per recuperare tanti cittadini, reimmetterli nel mercato del lavoro, gratificandoli con la dignità di un’occupazione?

Ne avremmo tante di domande da rivolgere al premier sul tema, senza bisogno di Renzi. Che fine hanno fatto i navigator? Si stanno riqualificando le competenze delle persone o le manterremo all’infinito con una paghetta? Confindustria è altrettanto schizofrenica: da mesi preme per togliere il blocco dei licenziamenti; adesso denuncia il corto circuito creato dal reddito, in cui sussidio batte impiego. Nel Mezzogiorno molti hotel, resort, ristoranti e strutture ricettive hanno lamentato in effetti difficoltà inedite a mettere insieme l’organico per la stagione turistica: “le faremo sapere” ora lo dicono i candidati. No grazie, in nero o niente.

La questione è semplice: perché fare “volontariato” sotto il sole cocente, per poche centinaia di euro di differenza rispetto a quanto già preso per starsene al mare? L’importo medio è poco più di 600 euro, ma per alcune coppie si superano pure i 900: meglio poco, subito e sicuro rispetto a tante ditte e negozi sull’orlo del fallimento.

Se per tanti oggi il reddito di cittadinanza equivale quasi a uno stipendio, anziché prolungare il sussidio dovremmo fare in modo che i salari reali aumentino e non ci siano più contrattini occasionali, part-time, a ore, senza ferie, malattie, permessi, contributi, 13esima, protezione assicurativa. Il problema in questo periodo dell’anno è acuito dalle offerte: assunzioni brevi, stagionali, a tempo determinatissimo. Ma ristoratori, esercenti e albergatori – altrettanto provati da un anno e mezzo di Covid – dal canto loro: quanto dovrebbero pagare per convincere un giovane a fare il cameriere, il cuoco, il facchino, il bagnino, il commesso quando lo Stato fa concorrenza al privato, favorendo il nero per arrotondare il mensile? A inizio luglio, ad Agrigento, uno è stato addirittura aggredito dall’impiegato che voleva mettere in regola.

Una soluzione all’impasse sarebbe intanto quella di restringere la rosa di beneficiari a chi è davvero ormai fuori dal giro per età, disabilità o gravi situazioni personali. Quindi ridurre o sospendere l’rdc momentaneamente, come la Naspi, quando si trova un lavoro. E riprenderne l’erogazione se l’assunzione non si tramuta in tempo indeterminato senza rifare i calcoli, compilare la domanda e attendere chissà quanto. Rischiando pure di vedersela rigettare, perché magari nel frattempo sono cambiate le condizioni.

Infine, se lo Stato non riesce a reinseire nel ciclo produttivo chi è rimasto indietro, almeno guardasse bene a chi sta dando la mancetta visto che – anche in questo ambito – ogni settimana spunta da qualche parte un gruppo di “furbetti”.