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Report sulla libera professione: stop dopo un decennio di crescita

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Nonostante i passi compiuti dal Governo i liberi professionisti sono stati tra le categorie più colpite dal Coronavirus. Ecco il report sulla situazione

Si può definire drammatico, l’impatto del Covid-19 sull’economia italiana. Secondo quanto si evince dal “VI Rapporto sulle libere professioni in Italia” curato dall’Osservatorio delle libere professioni di Confprofessioni, nel 2020 il Pil ha fatto registrare un calo pari a -8,9% seppur già nei 12 mesi successivi la risalita sia stata altrettanto clamorosa.

Nonostante i passi compiuti dal Governo e il proliferare sul mercato di strumenti per il lavoratore autonomo, i liberi professionisti sono stati tra le categorie più colpite dal Coronavirus, a fronte di una diminuzione di 38mila unità solo nel 2020 (-2,7% rispetto all’anno precedente).

Tra gli aspetti positivi, la diffusione dello Smart Working e l’accelerazione tecnologica che ha coinvolto tutti gli strati della popolazione e, per la prima volta in maniera significativa, anche la maggior parte degli studi professionali (58%).

Ecco nel dettaglio la situazione tracciata nel report.

La libera professione in Italia e le conseguenze della pandemia

Nel 2020, il mercato del lavoro è stato caratterizzato da un notevole calo del fabbisogno di lavoro, accompagnato dall’espansione degli strumenti di sostegno all’occupazione e al reddito. In termini numerici, l’occupazione è scesa di 2 punti percentuali con la flessione più marcata che ha interessato i lavoratori indipendenti (-2,9%) rispetto ai dipendenti (-1,7%).

Le perdite maggiori, tra il 2019 e il 2020, si riscontrano nel Nord Italia in tutti i comparti analizzati, ma in particolare nelle attività libero professionali collegate al commercio, finanza e immobiliare. Il dato è di -6,6% solo parzialmente recuperato nel corso del 2021.

Nel centro Italia non hanno subìto variazioni negative il comparto sanitario (+0,1%) e i servizi alle imprese (+4,1%) mentre sono diminuiti gli occupati nelle professioni ordinistiche (-2,2%) e nel commercio, finanza e immobiliare (-6,7%). Nel Mezzogiorno solo quest’ultimo segmento ha fatto registrare dati negativi (-7,3%), lì dove gli altri comparti hanno mostrato buoni segnali di ripresa.

In poche parole, se i professionisti ordinistici hanno patito i colpi della pandemia, peggio è andata ai lavoratori autonomi senza uno status giuridico, costretti a fare i conti con difficoltà ancora maggiori.

Lo stop dopo 10 anni di crescita

La pandemia ha fermato una crescita che continuava, in maniera piuttosto sostenuta, da ormai un decennio. “L’impatto del Covid sull’economia italiana è stato drammatico nel 2020”, ha commentato Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni sostenendo che “nel corso del 2021 abbiamo assistito a una robusta risalita del Pil: le previsioni indicano un recupero di oltre 6 punti percentuali a fine anno. In questo scenario il mercato del lavoro ha sostanzialmente retto l’urto della pandemia, calando nel corso del 2020 di soli 2 punti percentuali”.

Difficile prevedere cosa accadrà in futuro, seppur la sensazione che è “stiamo assistendo a una riconfigurazione strutturale dell’occupazione in Italia che penalizza il lavoro indipendente e professionale rispetto al lavoro dipendente”.

Si evince anche dall’andamento reddituale, con il report che fotografa un calo significativo per i professionisti iscritti alla Gestione separata dell’Inps: il reddito medio è crollato da 25.600 euro del 2019 a 24.100 euro del 2020, con una variazione annua del -5,7%. Lo stesso trend si registra anche tra i professionisti iscritti alle Casse previdenziali, nonostante, in questo caso, emerga una realtà piuttosto eterogenea. Per loro, il reddito medio è stato pari a 37.500 euro nel 2020, meglio dei 35.500 dei 12 mesi precedenti.