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Molte delle pandemie del passato sono davvero finite?

Trionfo della morte

Le pandemie nel corso della storia sono sempre state superate: ma siamo sicuri che per molte di esse siano davvero finite?

Al giorno d’oggi ci ritroviamo ad affrontare la Covid-19, ma nel passato l’umanità ha dovuto fare i conti con altre pandemie. L’uomo è sempre riuscito a sopravvivere finora, anche negli scenari peggiori dovuti a virus che hanno generato vere e proprie ecatombi. Ma siamo sicuri che molte delle piaghe della storia siano davvero finite? E quando una pandemia può essere dichiarata ufficialmente scomparsa? Certo, emergenze sanitarie come quella che si sta vivendo attualmente sono caratterizzate da panico e incertezza, anche nel caso in cui i contagi siano limitati. Facciamo un breve excursus adesso sulle pandemie del passato, almeno quelle più celebri che hanno messo in crisi gran parte dell’umanità.

Pandemie del passato finite: la peste

La peste bubbonica è un morbo terribile, che molti pensano sia oramai scomparsa. Tale pandemia ha colpito l’umanità più volte nel corso di 2.000 anni. Al riguardo, Mary Fissel, storica del Johns Hopkins, spiega tramite alcune dichiarazioni riportate da FanPage: “Gli storici descrivono tre grandi ondate di peste: la cosiddetta Peste di Giustiniano, nel VI secolo, l’epidemia medievale, nel XIV secolo, e la pandemia medievale che ha colpito alla fine del XIX e all’inizio del XX secolo”. La peste, in verità, non mai andata via, in quanto infezioni endemiche si verificano ancora, tipo negli USA. A generarle sono i cani che vivono a Sud-Ovest. La malattia è trasmissibile anche agli esseri umani.

Cosa sappiamo sul vaiolo

Una delle malattie totalmente eradicate è sicuramente il vaiolo. Il morbo, generato dal vaiola virus, non ha ospiti animali. Ne consegue che sradicarlo dagli esseri umani significa la totale fine del male. Peraltro, i sintomi di tale malattia sono così facili da riconoscere da permettere una quarantena istantanea per i presunti contagiati, tracciandone i contatti.

La terribile influenza spagnola

L’influenza spagnola generata dal virus H191 generò innumerevoli morti in Europa, ma è anche il perfetto esempio di come siano importanti in tempo di pandemia misure come il distanziamento sociale. A descrivere i disastri apportati dalla spagnola fu il dottor Victor Vaughan, medico al servizio dell’esercito statunitense. Vaughan fu inviato presso il campo di Fort Devens (Massachussets) con il compito di raccogliere informazioni sull’epidemia che stava falcidiando gli individui del luogo. Raggiunto il posto, il dottor Vaughan ebbe modo di osservare “centinaia di vigorosi giovani con l’uniforme indosso che entrano nei reparti dell’ospedale in gruppi di dieci o più. Vengono ammassati sulle brandine fino a quando ogni letto è pieno, e altri si affollano. Diventano presto cianotici, una tosse angosciante fa apparire espettorato macchiato di sangue. Al mattino i cadaveri sono ammucchiati nell’obitorio”. Il medico affermò, inoltre, che il virus della spagnola “dimostra l’inferiorità delle invenzioni dell’uomo, distruggendo le vite umane”. Fortunatamente, il virus mutò infine, perdendo molta della sua pericolosità.