> > Salvatore Cipolletti morto a Varsavia, il padre: "Una dolorosa attesa di risp...

Salvatore Cipolletti morto a Varsavia, il padre: "Una dolorosa attesa di risposte dalle indagini"

Le parole del padre di Salvatore Cipolletti

La morte di Salvatore Cipolletti a Varsavia è un giallo. Il padre è in attesa di risposte dalle indagini.

La morte di Salvatore Cipolletti a Varsavia è ancora un mistero. Il padre è in attesa di risposte dalle indagini dal 2019, con grande dolore.

Salvatore Cipolletti morto a Varsavia, il padre: “Una dolorosa attesa di risposte dalle indagini”

La morte di Salvatore Cipolletti rimane un mistero. Aveva solo 25 anni quando ha perso la vita cadendo dal settimo piano di un palazzo a Varsavia, in cui si trovava in vacanza con alcuni amici. Era il 9 marzo 2019. Sono passati quasi cinque anni da questa tragedia, ma le risposte sono poche. Carmine e Mary, i genitori del giovane, non si danno pace. Il gip di Roma, più di un anno fa, ha accolto l’opposizione all’archiviazione e ha disposto nuove indagini anche attraverso rogatoria internazionale. Il padre di Salvatore ha risposto ad alcune domande de La Nazione, parlando di questo doloroso percorso di attesa.

Stiamo ancora aspettando di sapere se verrà disposta la riesumazione del corpo di Salvatore. Il provvedimento del giudice diceva che se ne fosse stata ravvisata la necessità, alla luce di nuovi accertamenti, la salma sarebbe stata riesumata e sottoposta a penzia di un medico legale. Ancora non sappiamo niente. Siamo ancora qui, con tutto il nostro dolore. Noi abbiamo fatto tutto quello che una famiglia può fare, e speriamo ancora che un giorno ci dicano cos’è successo. Restiamo convinti che ci sia molto da capire ancora in questa storia” ha dichiarato il signor Carmine.

Salvatore Cipolletti morto a Varsavia, il padre: “Voglio il cellulare di mio figlio”

Il padre di Salvatore Cipolletti ha sempre chiesto di controllare il telefonino del figlio. “Quell’apparecchio, che non so dove sia, può parlare e raccontare molto. Ne sono convinto. Salvatore scrisse quella sera, navigava in rete, ebbe contatti in quei giorni. E comunque vada a finire io il cellulare di mio figlio lo voglio perché sono certo che almeno a noi racconterà molto” ha spiegato l’uomo. “Fu sequestrato durante l’indagine in Polonia che non chiarì alcunché. Spero sia arrivato a Roma. E che venga analizzato. Nelle carte dell’inchiesta che ho letto e riletto io non ne ho trovato traccia. Si parla del suo computer, che io stesso ho portato agli inquirenti, degli accessi Internet che aveva fatto, della navigazione in quello che viene definito il dark web. Ma le risposte che cerchiamo sono nel telefono” ha aggiunto, spiegando che furono dette molte cose nei giorni dopo la morte del giovane, tra cui discorsi su alcol e droga, che non hanno mai avuto conferme.