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Saman Abbas, salma restituita: si potrà celebrare il funerale

La salma di Saman Abbas è stata restituita

La Corte d'assise di Reggio Emilia ha dato il nulla osta alla restituzione della salma di Saman Abbas.

La Corte d’assise di Reggio Emilia ha dato il nulla osta alla restituzione della salma di Saman Abbas. Sarà possibile celebrare il funerale della 18enne uccisa a Novellara.

Saman, restituita la salma: ora si può celebrare il funerale

La Corte d’Assise di Reggio Emilia ha dato il nulla osta alla restituzione della salma di Saman Abbas, 18enne pakistana uccisa a Novellara e sepolta in una buca. Gli accertamenti sul cadavere sono conclusi e sarà possibile organizzare il funerale della ragazza. La comunicazione è stata data dalla presidente della Corte, Cristina Beretti, nel corso del processo ai cinque familiari accusati per omicidio, ovvero i genitori, lo zio e due cugini.

Intanto, il fratello di Saman, Ali Haider, che ha testimoniato davanti ai magistrati, rimane non indagato. Dalla lettura degli atti, dagli interrogatori e dall’esame dello stesso in udienza non emergono elementi per ipotizzare un coinvolgimento del giovane nell’omicidio e nella soppressione del cadavere della sorella. Nel valutare la posizione del 18enne, il pm Caterina Sallusti ha segnalato anche che di un suo ipotetico coinvolgimento nessuno degli altri parenti indagati-imputati ha mai fatto cenno, così come non è mai stata evidenziata una sua condivisione del progetto criminale.

Saman, restituita la salma: il ruolo del fratello

Le immagini delle telecamere non hanno mai ripreso il fratello di Saman in attività sospette, riconducibili al delitto. Dalle intercettazioni, inoltre, si è appreso che il giovane ha chiesto insistentemente ai genitori scappati in Pakistan dove fosse la sorella. La madre lo aveva rassicurato dicendogli che li avrebbe raggiunti. L’unica cosa accertata è come abbia mostrato ai genitori le chat tra Saman e il fidanzato, da cui iniziò la lite. Quando è stato sentito come testimone ha spiegato che era stato costretto a farlo dai genitori e di essere pentito, ma di non aver immaginato cosa poteva accadere. Il 18enne ha parlato del rapporto di sudditanza e paura che lo teneva legato alla famiglia e delle indicazioni ricevute su cosa fare e dire agli inquirenti. La Procura minorile ha sottolineato la forte pressione psicologica subita.

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