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Scandalo Facebook, parla Zuckerberg: “Io responsabile”

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Interviene finalmente Mark Zuckerberg nell’ambito dello scandalo Facebook sui dati personali rubati da Cambridge Analytica in favore di Trump.

E’ in corso lo scandalo Facebook sui dati personali raccolti senza autorizzazione e ottenuti illegalmente (rubati) da Cambridge Analytica per favorire la campagna elettorale dell’attuale presidente degli Stati Uniti Donald Trump – il quale, lo ricordiamolo sarebbe stato anche aiutato dalla Russia di Vladimir Putin ad arrivare alla Casa Bianca in base all’ormai famoso Russiagate -.

Sull’argomento interviene ora Mark Zuckerberg, il fondatore del social network, che in quanto tale si attribuisce “in definitiva” la responsabilità di quanto è successo – “rivelato” dalla “talpa” Chris Wylie, ex dipendente della Cambridge Analytica -.

Il post

In un lungo messaggio scritto sulla sua pagina personale dello stesso Facebook, l’imprenditore informatico 33enne – la cui “invenzione” l’ha fatto diventare pur così giovane uno degli uomini più ricchi del mondo – ammette che nella supervisione del social siano stati compiuti degli errori e che ci sia “ancora molto da fare” per migliorarne la gestione.

Il post di Mark Zuckerberg

E rivolgendosi ancor più direttamente agli utenti del social, dichiara che lui e i suoi collaboratori hanno “la responsabilità di proteggere le vostre informazioni” e “se non riusciamo a farlo, non meritiamo di essere al vostro servizio”.

Mark Zuckerberg rassicura comunque sul fatto di stare lavorando “per capire cosa sia successo e assicurarsi che non accada mai più” e che in ogni caso già anni fa siano state prese le misure perchè non avvenissero dati peggiori di quello che è stato scoperto in questi giorni con Cambridge Analytica.

Come intende procedere

Zuckerberg spiega che prima di tutto intende compiere un’indagine approfondita su tutte le app che permettono di accedere ai dati di Facebook, soprattutto da prima del 2014 – anno in cui Steve Bannon, uno degli organizzatori della campagna elettorale di Trump e guarda caso membro del consiglio d’amministrazione di Cambridge Analytica, aveva cominciato a lavorarci -.

Riunione d'emergenza

Inoltre annuncia il bando per gli sviluppatori che non saranno d’accordo con le regole stabilite dagli amministratori del social. Tuttavia aggiunge che saranno pochi, per evitare ulteriori problemi nell’ambito della privacy degli iscritti.

Per finire, il numero dei dati personali richiesti per accedere ad una app, sarà inferiore: si tratterà di fornire soltanto nome, foto ed indirizzo e-mail; poi gli utenti potranno controllare tutte le app a cui hanno fornito informazioni personali ed eventualmente revocare loro il permesso di usarle.

Le ripercussioni in Borsa

Dopo lo scandalo, le quotazioni in Borsa di Facebook erano scese del -5%, ma a seguito dell’ “ammissione di colpa” e delle rassicurazioni da parte di Mark Zuckerberg, il titolo del social network a Wall Street è salito.

L’indagine e la class action

A seguito di quanto è successo, la Federal Trade Commission, corrispondente alla nostra Antitrust, starebbe indagando sulla società di Mark Zuckerberg. Avviata presso la corte distrettuale di San Josè, in California, è la prima class action, azione legale collettiva nei confronti della società Facebook Inc. per via dei dati personali rubati: più avanti potrebbero essercene anche delle altre.