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Sottomarino Titan, ricerche costate 6,5 milioni: chi paga il conto

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Tre giorni di ricerche per sei milioni e mezzo di dollari: la notizia della scomparsa del sottomarino Titan ha richiesto l'impiego di navi, aerei, droni e sommergibili provenienti da diversi Paesi. Chi pagherà il conto?

Tre giorni di ricerche per sei milioni e mezzo di dollari. Tutto vano, purtroppo. La notizia della scomparsa del sottomarino Titan, disperso lo scorso 18 giugno nell’Oceano Atlantico, ha mobilitato forze differenti di diversi Paesi: navi, aerei e droni, oltre ad avanzatissimi sistemi di ricerca. Ma chi pagherà il conto?

Le operazioni di salvataggio

Le ricerche sono state intensificate dopo la captazione di rumori provenienti dal fondale prima martedì 20 e poi mercoledì 21. La zona individuata è stata man mano ampliata, arrivando a un equivalente in superficie di circa diecimila miglia quadrate (e circa quattromila metri in profondità). Per coprire un’area tale sono servite circa dieci navi. Dagli Stati Uniti hanno mobilitato tre aerei da trasporto C-17 appartenenti all’esercito statunitense, i quali – stando a quanto indicato dall’Air Mobility Command degli Usa – hanno trasportato attrezzature di supporto e imbarcazioni sommergibili. Inoltre, l’America ha messo a disposizione anche un drone acquatico in grado di mostrare attraverso immagini nitide ciò che è ventimila piedi sott’acqua (più di seimila metri).

Ok, ma chi paga?

Secondo Business Insider saranno principalmente Canada, Francia e Stati Uniti a pagare le ricerche. Per l’ammiraglio in pensione della Guardia Costiera statunitense Paul Frederick Zukunft una cosa è certa: è improbabile che venga chiesto a OceanGate, operatore del sottomarino Titan, di pagare la cifra, né tantomeno ai parenti delle vittime. «Non è diverso da quando un privato esce in mare e la sua barca affonda. Noi andiamo a recuperarli. Non presentiamo loro il conto dopo» ha spiegato Zukunft. Se così fosse, i costi dovrebbero ricadrebbero esclusivamente sui contribuenti dei Paesi partecipanti. Non si esclude tuttavia che gli stessi possano richiedere i danni a OceanGate. Per il momento la questione resta aperta.