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Simona Ventura, il rimpianto sulla carriera: "Sono pentita, il mio agente pianse"

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Simona Ventura confessa il rimpianto più grande della sua carriera: ecco cosa si è pentita di aver rifiutato.

Simona Ventura ha confessato un grande rimpianto sulla carriera, un lavoro che con il senno di poi avrebbe dovuto accettare. La conduttrice ha ammesso che, all’epoca, perfino il suo agente pianse davanti al suo no secco.

Simona Ventura: il rimpianto sulla carriera

Ospite del podcast Gurulandia, Simona Ventura ha confessato qual è il suo rimpianto più grande inerente la carriera. La conduttrice, che ha mosso i primi passi come reginetta di bellezza, vanta un curriculum ampio, che l’ha vista ricoprire sia ruoli di primo piano che incarichi secondari. Strano ma vero, il rimorso più grande è aver detto di no ad una pubblicità.

La confessione di Simona Ventura

La Ventura ha ammesso:

“Se mi sono pentita di qualcosa? Devo dire di sì, ho rifiutato di fare una cosa e di questa mi sono pentita amaramente dopo del tempo. Ho detto di no ad una pubblicità del provolone Auricchio. Se ho detto di no è perché ai tempi io le cose da mangiare non le volevo fare. Facevo le macchine, ho fatto H3G, il primo videofonino, adesso è talmente normale. Ho fatto Omnitel, parliamo dell’anteguerra, ma anche delle auto. Però assolutamente no alle roba da mangiare. E mi ricordo che il mio agente pianse perché rifiutai il provolone Auricchio”.

Simona Ventura: nostalgia per X Factor alla Rai

Simona Ventura ha anche parlato del periodo in cui X Factor era della Rai. Ha dichiarato:

“Con X Factor della Rai si includeva molto. I brani che proponevamo erano molto conosciuti, ognuno se li faceva come voleva, ma erano popolari. Devo dire che sono stati anni molto belli. Ho dei bei ricordi legati a quel periodo. Anche se X Factor è un programma importante e sentivo la responsabilità di non creare degli infelici. In tutta la mia carriera, anche a L’Isola. Le persone comuni che partivano per i reality tornavano con un treno in faccia che era la popolarità totale. Quindi chi è stato famoso era attrezzato per gestire il nuovo successo, chi partiva da persona comune non gestiva bene. Ho visto persone normali in grande sofferenza e piano, piano le abbiamo tolte”.