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Sindrome dell’ovaio policistico: benefici degli inositoli

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Come riconoscere la sindrome dell’ovaio policistico e come è possibile trattarla? Ecco perché l’inositolo può aiutare in caso di infertilità.

Ovaio policistico: cosa è e come trattarlo

La sindrome dell’ovaio policistico è un disturbo che ha importanti ricadute negative sulla fertilità femminile. Non solo: i suoi effetti possono estendersi anche ai problemi di ansia e depressione e, inoltre, accompagnarsi a disturbi metabolici quali diabete e rischio cardiovascolare. A complicare il tutto c’è la complessità della diagnosi: pur essendo una sindrome diffusa fra le donne in età fertile, la maggior parte dei casi tende a rimanere fuori dai radar. Anche i trattamenti rappresentano una sfida: vediamo quali sono i vantaggi dell’utilizzo di myo e d chiro inositolo, le proprietà e il dosaggio di queste sostanze.

Sindrome dell’ovaio policistico: come riconoscerla

Come si manifesta l’ovaio policistico e quali sono i segni che possono portare a una diagnosi tempestiva? Cominciamo col dire che si tratta di una sindrome eterogenea e multifattoriale, associata a caratteristiche che possono presentarsi in concomitanza. Il riferimento è dato dai cosiddetti criteri di Rotterdam: secondo questi ultimi, le donne che soffrono di ovaio policistico possono rientrare in quattro diversi fenotipi, in funzione delle manifestazioni cliniche. Semplificando, devono presentare almeno 2 fra i seguenti segni e sintomi: disordini del ciclo mestruale, ovaio policistico e iperandrogenismo. Quest’ultimo, a sua volta, può manifestarsi in vari modi, tramite la comparsa di irsutismo e alopecia e l’accumulo di grasso viscerale.

Per diagnosticare e inquadrare correttamente la PCOS è necessario affiancare all’ecografia ovarica ulteriori esami, come la misurazione degli ormoni maschili e femminili. È necessario, inoltre, verificare i parametri metabolici e controllare i livelli di insulina e di glicemia.

Inositoli: cosa sono e quali benefici offrono

Fra le analisi utili alla diagnosi di PCOS rientrano, come abbiamo visto, i dosaggi ormonali, inclusa la misurazione del rapporto fra ormone follicolo stimolante (FSH) e LH (il cosiddetto ormone luteinizzante). Tale rapporto influenza la qualità degli ovociti e, se alterato, può causare diverse problematiche.

Un’altra anomalia osservata nelle donne con PCOS è lo squilibrio fra myo-inositolo e d-chiro inositolo. Tali sostanze giocano un ruolo importante nel signaling degli ormoni, inclusa l’insulina. Sono coinvolte, inoltre, nel metabolismo del glucosio e del glicogeno e svolgono una molteplicità di funzioni. Proprio per questo, l’inositolo può rappresentare un valido approccio che si affianca alle cure più tradizionali, come la somministrazione della pillola per regolarizzare il quadro ormonale. L’integrazione dell’inositolo deve rispettare precisi criteri di dosaggio: secondo gli studi il rapporto ottimale tra le due forme è 40:1 (myo inositolo: D-chiro inositolo), ovvero quello che rispecchia la proporzione fisiologica presente nel sangue.

L’assunzione di inositolo può apportare diversi benefici, contribuendo a normalizzare i livelli ormonali. Oltre ad agire sulla funzionalità ovarica, può avere benefici anche sulle funzioni metaboliche e migliorare la risposta insulinica.